199X Generazione Hokuto

Posts written by >>Nyarlathotep<<

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    Posso dire che anche a me dà molto fastidio chi millanta che i credenti siano persone bacchettone e dogmatiche, che rifiutano la capacità di ragionare.

    Personalmente, trovo che scienza e religione possan facilmente darsi sostegno a vicenda: facendo un ragionamento estremamente elementare, la struttura della materia (vivente e non) fa pensar "è troppo complicato perchè sia venuto fuori per caso" e, allo stesso tempo, il fatto che molteplici fenomeni abbiano lo stesso principio di funzionamento (più ci si allontana dalla sorgente di un fenomeno e la sua intensità diminuisce, invece, se un fenomeno si concentra su una piccola superficie i suoi effetti sono più intensi) imho induce a pensare "oltre a esser troppo complicato per esser venuto fuori per caso, questo mondo è retto da una logica precisa".

    Per finire, questa foto

    lemaitre-einstein

    Uno è il fisico e astronomo che ha proposto la legge di Hubble e la teoria del Big Bang, l'altro è Albert Einstein.
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    Piccolo dubbio...

    Il curioso "suffisso" di questo spin-off è soprendentemente simile a quello della raccolta lirica di Baudelaire, "i fiori del male".

    Non ho letto quest'ultima, ma a detta di quel che ho reperito in internet, "l’opera va intesa come un viaggio immaginario che il poeta compie verso l'inferno che è la vita", e la figura del poeta è vista in parte come superiore all'uomo normale, ma "maledetta" dalla società perchè incapace di comprenderlo (pur essendo una pippa come guerriero, di fatto Jagi HA capacità sovraumane, e non è certo un individuo accettato dalla società, anche nel mondo pre-olocausto)

    Il poeta viene paragonato a un albatros, che rappresenta sia l’aspirazione dell'uomo al cielo che l'inadeguatezza nel "muoversi" sulla terraferma (anche Jagi "aspirava al cielo" ma allo stesso tempo era impossibilitato a mostrar le sue capacità, non essendo ancora il successore)

    A questo si può aggiungere lo stato di perenne disagio esistenziale del poeta e il tentativo di fuggire a tale angoscia (Jagi arriva ad atti di autolesionismo: non è certo un uomo felice).

    Non so quanto Baudleire sia conosciuto in Giappone, ma mi vien a pensare che Hiromoto si sia ispirato a lui.
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    La frase della recensione “in realtà tutta la storia è solo il delirio della folle mente di Jagi, talmente pazzo da vedere la realtà in modo completamente distorto” offre davvero un'interessante chiave di lettura. Dà una spiegazione al fatto che la continuity qui presentata è ben diversa da quel che possiam capire grazie ai vari flashback nell'opera originale.

    Tale "delirio" poi si può anche vedere confrontando il diverso stile grafico. Da una parte il tratto più "realistico" di Hara, che rappresenta la realtà, e dall'altro quello "grottesco" di Hiromoto, che trovo il migliore per rappresentare il parto della mente malata di Jagi.
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    Penso che il dramma di Jukei sia di aver commesso errori terribili, ma in buona fede. Volendo far una divisione in bianco e nero, direi che Jukei va comunque considerato "buono".

    Non son assolutamente d'accordo con il fatto che Ryuken avrebbe ucciso Burt: ricordiamo che Burt era "furbetto", ma era di buon cuore.

    Per quanto riguarda Jagi invece, tutto mi lascia a pensare che sia "nato malvagio": la sua pazzia NON è stata causata da Kenshiro. Non è mostrato esplicitamente, ma son abbastanza convinto che fosse già stato un delinquente (al momento non considero il manga su Jagi: cerco di pensar solo all'opera originaria) e abbia causato sofferenze.

    E purtroppo l'eccessiva benevolenza di Kenshiro su un soggetto tanto pessimo, ha causato un sacco di sofferenze.
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    Questione molto spinosa da rapportare alla vita reale.

    Jagi mi dà l'idea di esser la "prova finale" per il successore di Hokuto. Ryuken aveva intuito che il mondo era sull'orlo del baratro, e il suo successore non si sarebbe dovuto limitare a tramandare l'arte di Hokuto al 65° maestro, ma avrebbe dovuto combattere in un mondo violento.

    Era quindi necessario che il 64° maestro fosse un "Dio della morte", capace di accettare che certi individui sono del tutto irrecuperabili, e che a volte tali individui posson esser vicini a noi. Da quel punto di vista il fratello adottivo Jagi, in negativo, era un esempio perfetto del "male" che il maestro di Hokuto avrebbe dovuto sconfiggere.

    Non me la sento di pronunciarmi nettamente, dato che il contesto di HNK è molto diverso dal nostro. Però ritengo che purtroppo anche nel nostro mondo esistano dei "Jagi": persone completamente abiette e irrecuperabili. Tralasciando esempi estremi come ucciderli, penso che a volte bisogna accettare che con certe persone (magari che in passato ritenevamo amiche) non c'è possibilità di "recupero".
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    E' VERO!!!

    Non ci avevo mai fatto caso! La cosa risolve tutte le incongruenze dei vari flashback in cui "Toki dovrebbe esser già malato, ma ha ancora i capelli scuri".

    La cosa "radiazioni = sbiancamento dei capelli" è nata dall'anime... ma sappiamo che nei flashback della seconda serie, nell'anime han colorato di bianco i capelli a Toki quando era ancora bambino!
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    In attesa di fonti più "ufficiali", penso anch'io che misure drastiche come privare la memoria o spezzare le mani venissero praticate solo per gli individui più "pericolosi".

    Nel caso dei 4 fratelli di Hokuto, Ryuken non avrebbe mai pensato di "sigillare" il pugno di Toki, che si era pacificamente lasciato da parte. Stava per farlo con Raoh, ma l'attacco cardiaco glie lo ha impedito.

    Onestamente non so se dopo essersi occupato di Raoh Ryuken avrebbe anche "sigillato" il pugno di Jagi: da una parte è palese che un uomo simile NON doveva continuar a padroneggiare l'Hokuto. Dall'altra, visto le sue scarse capacità, come guerriero Jagi non era certo una minaccia per Kenshiro... altro fattore potrebbe essere che vien lasciato intendere che Ryuken abbia tenuto Jagi in modo da "creare una prova da superare" per il maestro di Hokuto. Un esempio negativo vivente su come non si doveva usar l'Hokuto come un'arma per soddisfare i propri desideri, un uomo da fermare a ogni costo nonostante il legame fraterno (proprio per far "trascendere" il maestro di Hokuto al livello di un Dio della Morte, che deve imparare a esser spietato, pur mantenendo la sua umanità).
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    Una visione superficiale dell'opera potrebbe far pensare che Kenshiro valga meno di altri eroi perchè "non riesce a salvare tutti i suoi amici".

    E' ovvio che è una banalizzazione: da una parte una tematica ricorrente in HNK è che "anche il male può vincere", ponendo l'opera a un livello molto più maturo e realistico di tante altre storie di combattimenti.

    Poi, trovo che Kenshiro dimostri di esser ancora più "eroe" perchè, nonostante perda i suoi amici, non diventa preda di sentimenti come la sete di vendetta o l'odio. Pensiamo a Souther: quando Kenshiro vede morire Shu è determinato a "non lasciar integro un singolo capello di Souther". Poi però, dopo averne ascoltato la storia è riuscito ugualmente a empatizzare con lui, al punto di dimostrargli "clemenza", concludendo lo scontro con un colpo che non causa dolore.

    Vorrei vedere cosa succederebbe a Naruto o Monkey D. Rufy se perdessero tutti i membri della loro "nakama". Dubito avrebbero la forza d'animo di "restare sulla retta via" come Kenshiro.

    La frase di Dwight L. Moody "Il carattere é ció che tu sei nel buio" imho è adattissima a Kenshiro, nonstante tutta la "merda che gli è piovuta addosso" (scusate il francesismo ;) ) non ha mai perso la sua integrità morale.

    Esser eroi in storie dove "il bene vince sempre sul male" è facile: è in luoghi spietati come il mondo postatomico di HNK (e anche il mondo reale se ci pensiamo) che vengon fuori gli eroi veri!
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    Da quel che abbiam visto, Raoh sembrava aver intuito che il segreto del Go No Ken di Toki derivava dalla pressione dei Sekkatsu. Immagino avesse quindi capito il punto debole della potenza del fratello.

    Sul fatto del quasi "lasciarsi colpire da Toki", volendo prendere in prestito scmabi di battute del Toki Den, Raoh sostiene che "non si può trafiggere il mio corpo con lame di ghiaccio" (più o meno). Effettivamente da quel che abbiam visto, la maggior abilità tecnica di Toki gli permetteva di varcar la guardia di Raoh con maggior abilità, ma la potenza del fratello maggiore gli permetteva di incassare alcuni colpi senza gravi danni.

    Poi (in modo simile a Kenshiro vs Hyou) penso dipendesse molto dalla tematica "in Toki e Raoh scorre lo stesso sangue". In un ipotetico scenario "Toki sano vs Raoh" immagino uno scontro alla pari. C'è stato un vincitore netto solo perchè Toki era malato.
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    Metto su spoiler le mie riflessioni e commenti per evitare appunto di svelare a chi non abbia ancora letto il volume ;)

    MI piace molto anche come è stato trattato Ryuga in questo volume: agli occhi superficiali di Jagi è semplicemente il "cane" di Raoh. Invece da ciò che vediamo sta già maturando il suo famoso dubbio "chi sarà il vero Salvatore? Raoh o Kenshiro", e anche come con le sue parole "indirizzi" Toki al suo ruolo di "mentore".

    Fantastica poi la riflessione di Toki su quanto stia diventando concreto il rischio di dover "mantenere la sua promessa" di fermare Raoh, qualora perda la retta via. Ciò che effettivamente vediamo, dato che il Raoh "adulto" alla fine dell'addestramento è molto più vicino alla sua caratterizzazione di "Ken-oh" che a quella del "fratello maggiore che sia Toki che Kenshiro han sempre visto con ammirazione".
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    Penso che avesse grande importanza anche il fatto che Kenshiro ed Hyou fossero dello stesso sangue.

    Abbiam avuto una simile analogia nello scontro tra i due fratelli di sangue più famosi della saga: Raoh e Toki. Il fatto di come la Stella della Morte brillasse su entrambi e nemmeno il Cielo conoscesse l'esito dello scontro.

    Penso che la cosa venga messa in chiaro dal dialogo tra Lynn e Kaiou: Lynn dice che, dato che Kenshiro ha ormai acquisito familiarità con le tecniche dell'Arcana Arte, Hyou non può batterlo. Kaiou ribatte appunto con il fatto che i due sono "fratelli di sangue", e conta sul fatto che trovandosi in uno scontro così pericoloso il "sangue della dinastia principale" in Hyou si risvegli, rendendolo pari a Kenshiro.

    Analizzando la "telecronaca" di Yasha e Shachi poi, nella fase "Hyou indemoniato (sangue della dinastia principale "sopito") vs Ken" i due principalmente decantano la superiorità di Kenshiro (ha trovato il modo di ribattere ogni colpo dell'Arcana Arte dopo un unico scontro con Kaiou).
    Quando si "risveglia il sangue" di Hyou invece, entrambi sembran convinti che l'unico risultato sia la morte reciproca, scongiurata dall'intervento di Shachi.
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    Penso anch'io che Jagi abbia imparato i suoi rudimenti nel Nanto da Amiba e in cambio abbia trasmesso quelli di Hokuto ad Amiba che, più talentuoso, secondo me è diventato più abile nell'Hokuto dello stesso Jagi (non che ci voglia molto in fondo XD)

    Guardando anche certi flashback dell'addestramento (generalmente Ryuken con Raoh) comunque mi viene a pensare che una parte non indifferente di tale addestramento fossero veri e propri combattimenti tra maestro e allievo (da quel che abbiam visto Ryuken non ci andava nemmeno sottile, con Raoh che in una situazione era convinto che il maestro volesse ucciderlo). Oltre che sviluppare nell'allievo l'aspetto "campo di battaglia" penso che lo aiutasse anche nello sviluppare la tecnica dell'Ombra Riflessa, dato che in battaglia è importante comprendere la tecnica del nemico.
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    Come molti di noi, ho scoperto Hokuto no Ken ancora in "tenera età" (facevo ancora le elementari).

    Ricordo che sin da piccolo serie cariche d'azione (come i Transformers) mi eran sempre piaciute, quindi era naturale che Hokuto no Ken mi piacesse. Soprattutto per via del focus sulle arti marziali. Piccolo aneddoto, ma spero sia divertente da raccontare, m'ha definitivamente fatto superare la "paura del sangue" da bambino XD

    Assieme all'azione ed alla violenza poi, è verissimo che Hokuto no Ken in parte esalta l'importanza di valori importantissimi come l'amicizia e la nobiltà d'animo, dall'altra mostra la realtà nella sua crudezza: persone innocenti NON vengono sempre salvate dagli eroi.

    Citando Squalo, Hokuto no Ken da una parte ti mostra come il Male PUO' farla franca, e come nonostante questo valga la pena aver la forza di non abbassarsi a certi livelli.

    Riguardando l'opera in età più adulta poi (merito anche dalle analisi presentate in questo sito, diam a Cesare quel che è di Cesare) m'ha permesso di rivedere la serie al netto di una mentalità più adulta e un bagaglio culturale più ricco, che m'ha permesso ad esempio di apprezzare le analogie tra la storia e la dottrina buddhista (non è certo la mia religione e dubito che lo sarà mai, ma non per questo non la considero estremamente affascinante).
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    Sono perfettamente d'accordo con l'analisi di Squalo, riguardo all'importanza della Stele nella salvezza dell'anima di Kaiou.

    E' stato aver coscienza dell'intero quadro della storia che ha permesso a Kenshiro di empatizzare con Kaiou e conoscerlo.

    E' interessante come una cosa analoga sia avvenuta anche contro Souther. Sembra quasi che Kenshiro, ai fini della trama, abbia perso il primo scontro con Souther non solo per la storia del segreto dell'Imperatore, ma quasi per un "disegno divino": in quel momento Kenshiro non conosceva ancora il trauma subito da Souther da ragazzo. Gli mancava venir alla luce dei fatti necessari per entrar in empatia con l'avversario e "redimerlo".

    Allo stesso modo, all'epoca del primo scontro tra Kenshiro e Kaiou, il maestro di Hokuto non conosceva l'avversario, non aveva ancora i mezzi per "salvarlo".
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    CITAZIONE (Squalo Densetsu @ 8/9/2014, 03:32) 
    Se c'è un punto in particolare dove si vede la grossissima differenza tra Souten No Ken e Hokuto No Ken, io la individuo in quella scena in cui Kasumi, guardando un bambino che muore di fame, riflette sul fatto che nonostante sia così forte non è in grado di cambiare davvero il mondo. Un messaggio molto diverso da Hokuto No Ken, dove il pugno di Kenshiro era in effetti un mezzo per cambiare il corso della storia e salvare l'umanità intera.

    Un "limite" a mio avviso che ha avuto SNK è stato nel suo inquadramento storico, un'epoca in cui un eroe di stampo quasi "mitologico" non può effettivamente salvare l'umanità con la potenza della sua tecnica. Penso sia stato anche questo che ha limitato in parte la portata degli avvenimenti.

    Ne vediamo un accenno anche nel tentato assassinio di Hitler da parte di Zong Wu. La scena ci fa intendere che "Zong Wu avrebbe potuto uccidere Hitler con estrema faciltà, ma ha scelto di non farlo". Il vero problema è che appunto, a livello storico, Hitler è morto in altre circostanze.

    Tornando IT... Da quel che abbiam visto, avrei quasi preferito che Kenshiro non avesse letto la Stele, dato che probabilmente avremmo avuto uno scontro più equilibrato (Kenshiro ormai conosceva le tecniche dell'avversario, ma non aveva il surplus del conoscere le contromosse per il Soke e non aveva avuto appunto questa ulteriore "spinta" dopo aver scoperto la vita di Shuken).

    Da un punto di vista della trama invece, c'è un'interessante contrapposizione dato che la palude in cui avviene lo scontro è in un certo senso la "stele" di Kaiou. Il primo Rasho in quel luogo può "nutrire la sua onnipotenza con il male". Niente di "magico", semplicemente penso che, dato che quel luogo gli portava sicuramente alla memoria il tragico destino della madre, la cosa gli alimentava ulteriormente la sete di vendetta e la determinazione.

    Poi beh, dal punto di vista "tecnico" se vogliamo c'era anche la "trappola" delle colonne per compiere Hokuto Gyakushi Sō.

    Da quanto ne so poi, la differenza di motivazioni tra Kenshiro (focalizzato verso il prossimo) e Kaiou (focalizzato verso se stesso) è un concetto abbastanza presente nel buddhismo, in cui appunto il "desiderio egoistico" allontana dal raggiungere la vera Illuminazione.
151 replies since 18/6/2007
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