199X Generazione Hokuto

Votes taken by MusashiMiyamoto

  1. .
    CITAZIONE (Squalo Densetsu @ 5/5/2010, 00:22)
    ...la stessa viene attribuita a Wiggle...

    Anche lui, un tranquillo, amorevole e simpatico nonno che gioca coi nipotini...
    :bakusho:
  2. .
    Non c'entra niente l'essere cristiani o meno, il perdonare oppure no, in un discorso del genere. Non è un discorso di religione, perché stiamo solo valutando la situazione in base al contesto, pur sempre di fantasia, e stiamo cercando di stabilire su quali principi si regga tutto paragonato a quello che noi e chi ha scritto l'opera considera come principi universali. Non ho mai parlato di perdono, perché non è questo il punto della questione. Ho parlato semmai di redenzione, ravvedersi e di ciò che ne consegue, con o senza perdono. Cioè la differenza fra essere umani e non esserlo. In fin dei conti è questo il contrasto vero e proprio che percorre tutta l'opera e non è necessario scomodare la propria fede o altro per parlarne.
  3. .
    Prima di tutto non sono un esperto di geomanzia cinese o di astrologia, ma ci sono alcuni punti fermi abbastanza semplici da comprendere e da conoscere.
    La contrapposizione fra tigre e drago è molto più marcata e importante, anche perché sono due segni dello zodiaco orientale e nonostante siano in opposizione sono in realtà complementari.
    La tigre rappresenta la virtù del comando, non la guerra in sé. Possedere questo dono vuol dire governare con fermezza e mantenere la pace. Difatti la tigre simboleggia anche l'aggressività, ma non è mai da intendersi con un'accezione negativa. E' solo uno dei tanti aspetti complementari al drago.

    Ad ogni modo sarebbe bene fare un po' d'ordine.
    Qui parliamo degli shijin (四神), le quattro divinità: Genbu (玄武), Seiryuu (青竜 - si può anche pronunciare seiryoo), Byakko (白虎), Suzaku (朱雀 -si può anche pronunciare Shujaku).
    Il primo è il guerriero oscuro, una creatura simile a una tartaruga con un serpente avvolto in spire intorno al guscio, così chiamato, anche se impropriamente, perché si riteneva che questo essere, il cui colore è il nero, quindi l'oscurità, fosse dotato di un guscio capace di difenderlo da qualsiasi cosa. Quindi associata alla virtù guerriera, alla capacità di difendersi e difendere, alla terra.
    Il secondo è il drago azzurro, uguale in tutto e per tutto alla figura mitologica del drago, ma di colore azzurro e simbolo di estrema saggezza, portatore di luce, ricchezza e fecondità, associato all'acqua.
    Il terzo è la tigre bianca la quale, secondo le leggende, aveva raggiunto l'età di 500 anni e solo allora era diventata bianca, simbolo di fermezza e supremo comando, associata al vento.
    Il quarto è l'uccello vermiglio, una creatura che veniva spesso raffigurata come un incrocio fra una cicogna, una rondine, una gallina, un pesce, un drago, un'anatra, un serpente e chissà cos'altro. Nel complesso molto simile a una quaglia con una livrea di cinque diversi colori. Insomma, dipendeva molto da come lo si voleva rappresentare. E' spesso associato alla fenice, anche se in realtà sono due creature diverse e lo spiegherò fra un attimo. Il suo simbolo è il fuoco, simbolo che è comune sia all'uccello vermiglio, sia alla fenice.

    Queste quattro figure mitologiche o quattro bestie divine sono legate ai punti cardinali. L'ovest e l'est, la tigre e il drago; il nord e il sud, la tartaruga e l'uccello vermiglio. Si riteneva che la prima coppia simboleggiasse lo spirito celeste e avesse la funzione di governare le direzioni dei punti cardinali, mentre la seconda coppia regolava il ciclo Yin-Yang nella forma delle stelle della volta celeste.
    Non conosco i particolari relativi a quest'aspetto, ma vi sono sicuramente delle contrapposizioni in entrambi i casi, anche se la contrapposizione andrebbe intesa come complementarietà.

    In HNK, per esempio nello scontro Ken-Rei a cui avete fatto riferimento, il primo usa la tecnica chiamata Hokuto-Ryuu-Geki-Ko (北斗龍撃虎), il secondo il Nanto Ko-Ha-Ryuu (南斗虎破龍). Si potrebbero tradurre rispettivamente con "Hokuto: il drago attacca la tigre" e "Nanto: la tigre distrugge/sconfigge ecc. il drago". Insomma, Ken dice che il drago è più forte della tigre, Rei afferma esattamente il contrario, volendo sintetizzare al massimo il senso.
    E' ovvio che ciò simboleggi l'opposizione dei due segni, ma anche la complementarietà. Infatti non è un caso che i due decidano di usare queste tecniche per colpirsi a vicenda e cadere in uno stato di morte apparente per ingannare il "capo dei fitusi".

    Lui... :atatata: ...il quale ha cominciato a frignare, anche se si sentiva così furbo, dopo aver capito che l'avevano perculato ben bene.

    In altre parole, il drago e la tigre si ucciderebbero a vicenda, volendo estendere metaforicamente il senso della scena.
    Anche Kenshiro e Rao, come dice Squalo, possono essere associati alla dicotomia drago-tigre. Il loro scontro termina sempre alla pari, prova ne è il fatto che alla fine anche Rao acquisisce la capacità del Musoo-Tensei.
    Fra l'altro il nome stesso, Ra-ou (pronunciato Raoo), potrebbe essere una combinazione di "rasetsu+ou".
    Sono quattro le parole in giapponese che possono essere pronunciate RA e fra queste solo una può avere un senso appropriato per il nome del personaggio. Quindi è sicuramente l'abbreviazione di Rasetsu, termine molto comune dal sanscrito Raksasa, ovvero uno spietato demone divoratore di carne umana, ma in seguito anche una divinità buddista. Ou vuol dire re. Insomma, Raou sarebbe una sorta di re del male, feroce e spietato. Il senso del nome è questo e se pensiamo che non è sempre stato così buono e santo nella sua carriera di dominatore, il significato mi pare appropriato. Perciò l'associazione con la tigre è condivisibile e molto logica.
    Fra l'altro la tipica dicotomia drago-tigre in giapponese si chiama Ryuuko (龍虎), in cinese Long-Hu.

    Rimane da chiarire il discorso sulla fenice. Togliamo quel "può essere", perché Souther rappresenta proprio la fenice. Difatti il nome della sua tecnica è Hou-ou (鳳凰 pronunciato Hoo-oo in giapponese, Feng Huang in cinese), dove il primo ideogramma è la fenice maschio, il secondo è la fenice femmina. Insieme corrispondono a un'entità divina più spiccatamente femminile, simbolo dell'amore, della fedeltà e dell'obbedienza. Difatti si riteneva che quando spiccava il volo tutti gli uccelli la seguissero come una suprema imperatrice. Perciò è associata anche alla figura dell'imperatrice. Inoltre, accoglieva gli spiriti dei morti e li conduceva in paradiso.
    La fenice appartiene ai "quattro spiriti (creature) trascendentali" (四霊獣), volendo tentare una traduzione più o meno appropriata , quattro creature fantastiche considerate la suprema raffigurazione di tutti gli altri animali.
    Le quattro creature sono la tartaruga, la fenice, il drago e la chimera. L'ultimo è chiamato chimera per la somiglianza con la nostra creatura mitologica. In giapponese "kirin", che in lingua moderna vuol dire giraffa.
    Queste quattro figure corrispondono a grandi linee alle quattro divinità dei punti cardinali.
    Tornando alla fenice, però, in realtà l'uccello vermiglio è una sorta di figura inferiore, una sorta di servitore della fenice, anche se imparentato con quest'ultima.
    Sono raffigurate in modo diverso, nonostante entrambe le creature raffigurino un volatile. Sia la fenice, sia l'uccello vermiglio sono caratterizzate da una livrea di cinque splendidi colori, ma la fenice ha un aspetto sontuoso col suo piumaggio risplendente, mentre l'uccello vermiglio è molto meno appariscente.
    Sono collocate in due categorie diverse, come abbiamo visto, anche se spesso vengono associate.
    L'uccello vermiglio ha uno status inferiore rispetto alla fenice e svolge anche un ruolo diverso. Non conosco tutti i particolari, ma già da quel poco che ho scritto credo sia chiara la differenza.

    Forse anche per questo, la tecnica di Souther richiama la figura della fenice splendente e non dell'uccello vermiglio. Anche nel gioco, Hokuto Musou, le tecniche segrete di Souther ispirate alla figura della fenice -come viene sottolineato dal nome delle tecniche stesse- sono state rappresentate in maniera così solenne e magnifica, con un'enorme fenice purpurea infuocata, splendente ed elegante che passa volando rasente al suolo, semina morte e distruzione, e poi torna su verso il cielo portando con sé tutti i nemici uccisi. Tutto ciò dopo aver ridotto, per così dire, all'obbedienza tutti quanti.
    E non è un caso, continuando a seguire la simbologia, che la stella di Souther venga chiamata la stella del comandante supremo o del comando, se preferite, proprio perché la fenice è associata alla fedeltà e all'obbedienza. Il personaggio stesso in tutta la storia che lo vede protagonista non fa altro che marcare e sottolineare quest'aspetto: tutti devono obbedirgli e riconoscerlo come un sacro e supremo imperatore.
    A conti fatti è proprio ciò che la fenice simboleggia, ma questa creatura ha un significato positivo, non negativo. Quindi Souther può essere considerato la sua espressione negativa.

    Edited by MusashiMiyamoto - 26/11/2010, 23:01
  4. .
    Un sovrano illuminato direi... :Dentoni:
    Fra l'altro, la vera causa della sua follia è quell'ebete di maestro Ogai. Ma dico io, :gakkari: va bene la successione, il coraggio, l'onore della scuola e cacchi vari, ma se ti fai "assassinare" dal tuo amato discepolo che ti ama come un padre, potrai anche immaginare che in seguito costui possa perdere il "ben dell'intelletto" e cominciare a fracassare tutto quanto, bifolchi compresi. Ma vai a fan**** tu e le regole della scuola. Sì, hai creato un grande successore, ma completamente pazzo e col cervello in pappa.
    Guarda tu 'sto maestro Ogai che casino che ha combinato...
    :Muttley:
  5. .
    Credo che la risposta non sia così complicata e abbia due semplici ragioni. La prima è che l'Orsa Maggiore è una delle costellazioni più conosciute, se non la più conosciuta, del nostro emisfero. E' fra le più brillanti e ha una forma caratteristica che la rende facilmente distinguibile. E' facile identificarla poiché ruota attorno alla stella polare. Difatti i naviganti, e non solo, la usavano come punto di riferimento per trovare questa stella nel cielo, estendendo una retta immaginaria dalle due stelle che compongono la parte superiore del "mestolo".
    Inoltre, tanto in occidente quanto in oriente, questa costellazione è all'origine di molti miti e leggende, proprio per la sua particolare disposizione e le sue caratteristiche.
    La seconda ragione, culturalmente parlando, sta nel fatto che "hokuto", il termine usato nella nomenclatura astronomica orientale per definire questa parte dell'Orsa Maggiore, si presta perfettamente alla dicotomia con la costellazione "gemella" che si trova più a sud prossima all'emisfero australe, "nanto".
    "Nanto" non è altro che una parte della costellazione del Sagittario, la cui disposizione è molto simile al mestolo dell'Orsa Maggiore. L'unica reale differenza, come si può vedere in quest'immagine, sta nel numero di stelle.
    Sei stelle nel "nanto", corrispondenti alla mano e alla corda dell'arco che viene tesa (la linea blu che definisce questa parte è leggermente in grassetto, proprio dove c'è scritto in giapponese "nanto-roku-sei" 南斗六星), e sette nell' "hokuto".

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    Infatti, i guerrieri Nanto sono sei, come le stelle che si vedono in quest'immagine, mentre sette, come sappiamo benissimo, sono le cicatrici sul petto di Ken.
    Visto che queste due costellazioni, o almeno queste due parti caratteristiche delle due costellazioni in questione, Orsa Maggiore e Sagittario, sono in oriente tradizionalmente considerate in opposizione, anche nel nome stesso ("hokuto" mestolo del nord, "nanto" mestolo del sud"), e rappresentano rispettivamente il nord e il sud, in HNK si è preso spunto per creare la dicotomia fra le due scuole, due facce di una stessa medaglia, due entità che compongo il cielo e l'universo. Proprio come viene spiegato all'inizio del racconto.
    Credo che le ragioni siano queste, ma come sia venuta agli autori quest'idea, io non ne ho idea. :Dentoni:
    Si dovrebbe chiedere a loro, magari stavano ragionando su una storia da inventare una sera mentre prendevano il fresco e in cielo uno dei due ha visto l'Orsa Maggiore e ha esclamato: "Eureka!"...
    Il resto della storia lo conosciamo... :miconscenta:

    Edited by MusashiMiyamoto - 16/10/2012, 21:41
  6. .
    Discussione aggiornata. Aggiunto il capitolo "introduzione e organizzazione". ^_^
  7. .
    Avevo pensato di scrivere qualcosa su un argomento abbastanza insolito e mi è venuto in mente di proporre questo tema molto breve.
    Non sono un esperto di pietre e gioielli, ma so quanto basta per soddisfare qualche piccola curiosità e per rendere la sezione un po' più varia di quanto già non sia.
    Si parla dei Magatama, gioielli che si rifanno a un'antichissima tradizione legata ai monili utilizzati in epoca antica come ornamenti.
    E parlando di collane prettamente giapponesi, una delle più caratteristiche è proprio quella con un Magatama:
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    Questi sono alcuni esempi moderni di Magatama, ovvero un gioiello in forma ricurva simile a un dente. Difatti, la parola giapponese vuol dire proprio "gioiello o pietra preziosa ricurva". Il Magatama è anche uno dei tre sacri tesori imperiali -la spada Kusanagi, lo specchio chiamato Yata no Kagami e, appunto, questa gemma Yasakani no Magatama-, ed è legato, come gli altri due, alla divinità shintoista Amaterasu, come viene anche narrato nel Kojiki (la prima opera letteraria giapponese -712 d.C.). Insomma, è un gioiello legato fortemente alla tradizione shintoista e questo lo rende ancor più tipicamente giapponese.
    Il minerale più usato per creare gioielli con questa forma caratteristica è, storicamente, la giada che in oriente ricopre un ruolo importantissimo, a cominciare dalla Cina, ma si può trovare anche in altri materiali come il quarzo.
    Era molto apprezzato nell'antichità e si ricavava solitamente da denti di animali, canini nel caso specifico. Questi denti venivano ripuliti, lucidati e veniva successivamente praticato un foro all'estremità, nel quale veniva fatto passare un filo. Da qui l'utilizzo come collana e la sua ampia diffusione.
    In Giappone si trovano tantissime ditte che producono questi monili e li vendono ai prezzi più diversi, in base naturalmente alla qualità e alla lavorazione. La stessa cosa avviene in Cina per l'industria della giada, attiva dal 2000 a.C. praticamente, che può contare su un'ampia produzione e un volume altissimo di vendite, sia a livello locale e nazionale, sia a livello internazionale.
    Uno splendido esemplare di giada gialla:
    ZNklmwi

    E verde:
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    Molti credono che la giada sia essenzialmente di colore verde, perché è il colore più diffuso. In realtà nasce solitamente, e teoricamente, di color bianco puro o biancastro, ma la presenza di una piccola quantità d'impurità può produrre varie tonalità, dal blu al marrone, al giallo, al rosso, fino ad arrivare al grigio e persino al nero.

    In Giappone, anche se in misura minore rispetto alla Cina, avviene lo stesso. Fra l'altro, oltre al Magatama, giusto per citare altri gioielli tipici del Sol Levante, vi sono le perle giapponesi (dette anche Akoya-dama - Akoya (gai) è l'ostrica, Dama è gioiello: ostrica perlifera), che sono famosissime e ricercatissime in tutto il mondo al pari della giada cinese; in particolare le perle coltivate Mikimoto - dal nome dell'inventore della coltivazione dell'ostrica perlifera e dell'omonima società di produzione, Kōkichi Mikimoto, il quale fondò il primo negozio intorno alla fine del 19° secolo - che possono contare su una tradizione di sicuro valore e sono raffinatissime e molto ricercate.

    Qui il signor Mikimoto, intento nella lavorazione delle perle durante i suoi primi esperimenti:
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    Qui sotto, una moderna collana di perle Mikimoto. L'esemplare in questione ha un valore stimato di 1 milione di dollari circa.
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    Tornando ai Magatama, questi gioielli sono indissolubilmente legati, come già accennato, alla divina Amaterasu, la dea del sole. Stando al Kojiki, testo sacro dello shintoismo, Amaterasu si rinchiuse in una cava sopraffatta dalla vergogna per le malefatte commesse dal fratello Susanoo. La luce scomparve così dal mondo e le altre divinità cercarono di escogitare uno stratagemma per indurla a venir fuori dal suo nascondiglio.
    E così presero vari oggetti per offrirli alla dea e fra questi "cinquecento perle" (proprio i Magatama) che avevano appeso a un ramo di un albero, dopo avervi fatto passare un filo come si fa con una normale collana.
    Dopo una rapida serie di eventi, la dea uscì dalla grotta e restituì al mondo la sua luce vitale. In seguito, le perle, insieme agli altri due tesori, verranno custodite dalla famiglia imperiale, proprio in virtù di questo forte legame con la divina Amaterasu. Secondo la leggenda, la famiglia imperiale discende direttamente dalla dea con la quale ha un vero e proprio legame di sangue.
    Riguardo quest'argomento, è possibile leggere un interessante riassunto in questa stessa sezione nella discussione dal titolo: Storia del Giappone - La Genesi.

    Si ritiene che questi gioielli abbiano il potere di allontanare gli influssi maligni e, al tempo stesso, che siano di buon auspicio e portatori di un destino luminoso.
    Se si pensa agli eventi narrati nel Kojiki è facile trovare, secondo le credenze religiose dello shintoismo, uno stretto vincolo fra la divinità e l'oggetto, e l'effetto che questo può avere sull'individuo e sulla sua anima.
    Del resto, sempre secondo la religione shintoista, si ritiene che tutti gli oggetti del mondo siano dotati di una loro anima, una loro essenza o spirito divino (Shintai in giapponese), un legame fra l'uomo e la divinità, fra la sua anima e lo spirito divino.

    Ecco perché certi oggetti, come il Magatama, hanno un altissimo valore simbolico. Perché conterrebbe, simbolicamente, lo spirito della dea, la sua essenza stessa, e il suo potere entrerebbe in stretta relazione con la nostra anima. Ovviamente, l'unico vero e originale Magatama è gelosamente custodito dalla famiglia imperiale e ha un valore inestimabile, soprattutto per i credenti.
    Del resto, soprattutto in riferimento ai simbolismi, tutto ciò che è legato alle divinità ha a che fare con la nostra anima e con la nostra esistenza, in un modo o nell'altro, e il discorso vale per qualsiasi religione.
    Ad ogni modo il Magatama è una gemma che cela dentro di sé una parte di storia e cultura di questo paese e saperne qualcosa di più potrà aiutare a comprendere un po' meglio un pezzo di quell'antica tradizione che ancor oggi si mantiene viva.
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    Edited by MusashiMiyamoto - 19/12/2019, 23:04
  8. .
    Roberto Giacobbo, come al solito, dirà che in realtà gli alieni hanno che a fare con i templari al grido "Le ultime scoperte ci portano a pensare ai Templari!".
    Per scoprire quali relazioni vi siano fra questi due elementi, si recherà in Egitto da Zahi Hawass per rompergli un po' le palle, mentre sta scavando nella piramide di Souther alla ricerca della mummia imbalsamata del maestro Ogai.
    L'egittologo lo congederà (alias se lo leverà dalle balle) spedendolo in Messico da un suo amico per indagare sull'alieno Chupacabras, e lì il nostro eroe, all'affannosa ricerca della dura verità, dirà "Gli UFO esistono? Forse c'entrano qualcosa i Chupacabras, ma tanto non lo sapremo mai... ".
    Insoddisfatto della sua ricerca, ma determinato a scoprire cosa si cela dietro il mistero UFO, l'implacabile cacciatore di verità nascoste, si recherà nei siti delle rovine Maya, blaterando le sue solite frasi inutili, ma per lui cariche di un arcano significato "Tutto questo ci ricollega alle scoperte astronomiche dei Maya...", nonostante non si sia ancora capito dove stia questo "tutto", visto che ancora non ha trovato una cippa di niente.
    "Ritenendo che noi di Voyager pensiamo di no...", il nostro spilungone scopritore di mille certezze, avendo ritenuto che i Maya non c'entrano una mazza con gli alieni ma solo con la fine del mondo ormai prossima, grazie alla quale venderà una miriade di libri inutili e scritti in giacobbese, si sposterà dall'altra parte del mondo.
    Ma questo, non prima di aver dato un'occhiata ai cerchi nel grano. E sarà proprio uno di questi cerchi con un disegno molto somigliante a un dito medio ben in vista, che spingerà il prode Giacobbo a levarsi dagli zebedei e a lasciare le Americhe.
    Giunto in Europa e, guarda caso, a Rennes-le-Château, andrà alla ricerca di una locanda dove passare la notte e ipotizzerà che il gestore sia un alieno, forse un templare o un alieno templare, addirittura in possesso del Sacro Graal, che custodisce gelosamente nel frigorifero della cucina.
    Tentando, come un alieno invisibile, di introfularsi durante le notte in cucina per aprire il frigorifero, verrà scoperto dal sorvegliante che lo riempirà di mazzate con un misterioso colpo, forse di origine aliena, chiamato "Hyaku Retsu Ken".
    Il valoroso Giacobbo, udita questa strana formula, affermerà "Dev'essere una misteriosa formula aliena...Sarà vero!? Noi di Voyager pensiamo di no! Ma forse fra 10 anni riusciremo a scoprire la verità!", quando il frigorifero diventerà ormai vecchio e inutilizzabile e Giacobbo lo acquisterà di seconda mano per controllare quale scomodo segreto questo contenga.
    Mazzuliato, desolato, ma ancora forte delle sue convinzioni, Giacobbo non demorderà e nel suo peregrinare fra i negozi con la moglie, per riflettere sui misteri alieni, d'un tratto scorgerà un negozio di modellismo. Lì un strano modello di alieno con le corna e un disco spaziale e sotto la scritta "Provvisto di lame rotanti montabili".
    Giacobbo, colto da un'illuminazione mistica, non starà più nella pelle e chiamerà il suo amico Zahi Hawass "Zahi, noi di Voyager riteniamo che gli alieni siano qui, in questo negozio...sarà vero?" e Zahi, ormai al colmo dei nervi e non sopportando più questo parassita, in antico egizio risponderà "Agh ehmnot Goldrake, samoneth fakkyu!", che tradotto sta pressappoco per "Quello era Goldrake ebete e ora vai a fanculo!".
    Giacobbo, pensando di dover decifrare le oscure parole di Zahi, non troverà altro modo che rivolgersi ai suoi esperti i quali prontamente gli risponderanno picche (come sempre).
    Alla fine, non sapendo più a che santo votarsi -anche perché pure un santo lo prenderebbe a pedate per quanto è seccante- si chiuderà nel luogo dove solitamente riflette meglio sui misteri dell'universo: il cesso.
    Mentre è lì a gettare la zavorra, vedrà uno strano specchio d'acqua, scuro e putrido, e il dubbio sorgerà spontaneo "Io di Voyager ritengo che questo possa essere lo Stargate...ecco dove si nascondono gli alieni! O forse no?".
    E così, seduto in meditazione e ragionando sui massimi sistemi e le relazioni fra la tazza del cesso e i buchi neri iperdimensionali, Giacobbo affermerà deciso "Nella prossima puntata andremo a scoprire se davvero dentro questo tunnel spazio temporale sotto il mio deretano si nasconde il segreto degli alieni. Non mancate!"

    Peccato che immerso nei suoi dubbi più reconditi si dimenticherà di tirare lo sciacquone e la moglie, sentito il mortal fetore, riprenderà il marito spilungoide "Io, tua moglie, ritengo che tu non abbia tirato lo sciacquone...o forse no?" e mazzulierà di legnate il marito con un matterello.
    Giacobbo, ormai ridotto a uno straccio, chiuderà le trasmissioni così "Ma perché i mariti vengono picchiati dalle mogli...avrà a che fare con l'Arca dell'Alleanza? Noi di Voyager pensiamo di no...o forse sì...ma anche questo lo scopriremo nella prossima puntata!"

    Insomma, la puntata si concluderà esattamente così come sempre comincia. Non sapevamo un catenazzo prima e non sappiamo un catenazzo dopo. Non fa una piega.

    Edited by MusashiMiyamoto - 15/2/2010, 16:20
  9. .
    Scusate, ma una cosa vorrei dire, a parte il fatto che Rao vincerebbe sicuramente contro Falco dopo una dura lotta, in virtù della sua superiorità. Dico anche che Ken, per mille motivi già elencati mille volte, è più forte di Rao ed è una superiorità legata allo spirito, come spiega più volte anche Ryuken.

    Ma quello che volevo dire è questo: parlate tutti delle pergamene sottratte da Wiggle ai vari maestri d'arti marziali e che sarebbero poi servite ad affinare la tecnica di Rao... :gakkari:

    :Jin:

    Cioè, ma siete seri? :uhuhuh:
    Secondo voi Rao sarebbe migliorato grazie a quelle porcherie di tecniche!? Come dimenticare l'infallibile colpo del "vento della spalla micidiale" (o come cacchio si chiamava, Squalo se lo ricorda di certo)?
    :bakusho:
    Sicuramente, la pergamena contenente i segreti di quella scuola avrà aiutato Rao nell'acquisire la tecnica della trasmigrazione...(e le marmotte confezionavano la cioccolata!).
    :Muttley:
    Rao era fortissimo, più forte persino di Ken inizialmente, ma aveva facoltà spirituali limitate, che ha scoperto solo alla fine grazie a Giulia e allo stesso Ken. Erano allo stesso livello e questo spiega anche perché avrebbe vinto con Falco.
    Ma non sono certo state quelle inutili pergamenacce della prigione di Cassandra a far migliorare Rao...in una parodia della serie sarebbe probabilmente così, ma nella serie vera, no. :miconscenta:

  10. .
    C'è da dire una cosa che si evince dall'aspetto "filosofico" al quale fanno capo i vari principi del Nanto.
    I Goshasei rappresentano i 5 elementi: vento, fuoco, nuvola (aria), montagna (terra), mare (acqua).
    Questi cinque elementi, come risulta evidente, non sono altro che un richiamo al principio dell'armonia fra forze contrapposte o complementari, le quali danno vita alla natura e ne regolano il funzionamento.
    Il vento alimenta il fuoco, il fuoco viene spento dall'acqua, l'acqua nutre la terra e fa crescere gli alberi, ecc.ecc. Insomma, si possono creare tutte le combinazioni possibili fra gli elementi in un logica coerente e a noi ben nota.
    In altre parole, le 5 forze devono agire insieme, perché ognuna di queste è funzionale ad un'altra. I Goshasei devono agire in gruppo, affinché la potenza di ogni guerriero venga sublimata a un livello più alto dalla presenza affine, opposta o complementare che sia, di un altro esponente del gruppo.
    Shuren del fuoco vuole vendicare il "fratello", Hyui del vento, come se questi con la sua morte avesse alimentato il fuoco e l'avesse fatto divampare, dando ancor più senso alla missione alla quale le 5 forze sono destinate.
    Questo vuol dire, secondo il mio personale punto di vista, che i Goshasei sono relativamente più deboli se costretti a combattere separatamente. Lo stesso Juza, il più forte, diviene ancora più forte quando diviene consapevole, idealmente, di essere parte di quel gruppo, certo per ragioni diverse (salvare l'amata sorella), ma sempre legate alla sua identità e al suo inscindibile legame coi cinque elementi e col Nanto in generale, rappresentato dalla stessa Giulia non a caso.

    I guerrieri di Nanto, invece, hanno una diversa struttura e sono sottoposti a una gerarchia. Questa gerarchia dipende dai principi base che determinano il destino di ogni stella. Fin quando questi guerrieri sono uniti, ognuno seguirà il proprio cammino, senza intralci. Quando invece interviene il caos, e l'apparizione di Hokuto, questi principi collidono fra loro e il destino viene portato all'estrema conseguenza.
    Souther segue il suo destino che lo vuole come condottiero e stella suprema del comando, Rei come uomo che vuole far trionfare la giustizia, un uomo giusto, leale e dalla forte integrità morale, e così via.
    Naturalmente, queste stelle sprofondate nel caos sono destinate a distruggersi l'un l'altra, anche con l'intervento di Hokuto, che per portare l'ordine deve eliminare tutto ciò che nuoce all'equilibrio e all'armonia, così come il mondo è stato concepito.
    Quindi, i guerrieri Nanto sono certamente più forti presi singolarmente, ma sono destinati a una fine ingloriosa, perché è la stessa natura delle loro stelle e la strada che queste hanno tracciato per loro, che li rende tutti dei grandi uomini certamente, ma il loro destino è la morte per far trionfare un principio, alla fin fine giusto per tutti. Anche Souther, dopo tutto, muore facendo trionfare il principio dell'amore e lo stesso vale per Yuda.
    Ma non c'è dubbio che siano di gran lunga più forti, rispetto ai Goshasei presi singolarmente, senza dimenticare che il 6° guerriero, cioè Giulia, è il più forte e potente di tutta la serie. Persino più forte di Ken. E non si tratta ovviamente di tecnica di combattimento, ma di forza spirituale. Giulia è la sintesi di tutto il Nanto, sia i Goshasei sia i cinque guerrieri, e anche dell'Hokuto, come punto focale e centro dell'armonia fra le due scuole che rappresentano le due facce dell'universo.
    Giulia è l'amore, la vita, la morte. E' tutto e quindi è lei che determina tutto il corso degli eventi. E difatti così accade in tutta la prima serie e anche nella seconda, se si considera la stele come una sorta di concetto ripreso in modo differente e mutuato dalla prima serie. Cioè, quella statua di donna che è la fonte di tutto, vita e morte, oltre che depositaria della tecnica segreta e arcana.

    Secondo me, a parte varie piccole aggiunte successive e altre aggiustatine, il concetto principale è questo e su questo si basa tutto il corso della storia. Si può discutere sui combattimenti, come si sono svolti, la singola tecnica, il motivo dell'una o dell'altra strategia, il colpo segreto di taglio o di fioretto, ma alla fine ciò che ha determinato tutto è stato quel fragile equilibrio fra forze complementari, forze opposte e altri elementi che hanno inciso per distruggere o ricreare questo equilibrio, quindi anche chi era più potente e destinato a vincere. Anche se, alla fine, è un po' come nelle guerre vere: non ci sono né vincitori né vinti, ma solo il trionfo di una nuova speranza.
  11. .
    Sì, ma infatti fila tutto abbastanza liscio ragionando così. Anche dr.Zero parla di paradosso, che in fin dei conti è tale, ma dice in termini più semplici quello che ho scritto con una lunga argomentazione nel messaggio precedente.
    Sono due figure complementari, come ho scritto e come dr.Zero ha ribadito, e solo nella loro unione può avvenire questo completamento, per mezzo di una sorta di osmosi, semplicemente uno scambio reciproco.
    Quindi, rappresentano il simbolo, come dice dr.Zero del cerchio.
    Alla fine credo che come dice Squalo, e come ho detto mille volte anch'io, tante cose sono trattate in modo molto superficiale, nel senso di non approfondito e in modo volutamente divulgativo, e sono di comprensione immediata per il giapponese medio. Come spesso accade nelle storie di fantasia, però, gli elementi che sembrano così semplici e immediati si accumulano e ne vien fuori una vera e propria dottrina filosofica, sempre interna al racconto, che ci sforziamo di comprendere. Ma certe volte credo che neanche gli autori sappiano bene come sono arrivati a certe cose. :D
  12. .

    伊藤信徳

    Itō Shintoku (1633-1698)



    (1)
    Giapponese:
    雨の日や
    門提げてゆく
    杜若

    Traslitterazione:
    Ame no hi ya
    Kado sagete-yuku
    Kakitsubata


    Traduzione:
    Giornata di pioggia...
    Attraversa il mio cancello
    un mazzo d'iris.

    (2)
    Giapponese:
    明月や
    今宵生まるる
    子もあらん

    Traslitterazione:
    Meigetsu ya
    Koyoi umaruru
    Ko mo aran


    Traduzione:
    Plenilunio d'autunno...
    Illuminerà anche i bambini
    che questa notte nasceranno.


    Edited by MusashiMiyamoto - 16/9/2009, 16:30
  13. .
    Io ne avrò milioni da raccontare, ma per adesso mi limito a una delle più famose, con tanto di espressione dialettale.
    Avevo circa 12 anni, qualcosa del genere, e sotto la casa dove abitavo un tempo c'era un bar di cui non ricordo il nome, ma qualcosa come "bar extra" o una roba del genere.
    Il gestore, Pasquale (in dialetto "Pascali"), era un uomo dotato di una panza prominente, un baffo foltissimo, che lo faceva somigliare a un pirata dei Caraibi in pensione, e un linguaggio molto pittoresco.
    Somigliante a questo individuo:
    :atatata:
    Una persona squisita e molto gentile (certo non come l'individuo di cui sopra, per carità :Dentoni: ) , insieme alla moglie e ai due bambini, ma abbastanza "primitiva" in alcune sue espressioni. Lo conoscevo sin dai tempi dell'elementari, una scuola nei pressi del bar, perché veniva la mattina durante la ricreazione portando con sé un enorme sacco, "fitusissimo" (alias lercio) peraltro e credo fosse sempre lo stesso da anni, nel quale sbatteva tonnellate di merendine che vendeva a prezzi modici ai ragazzi affamatissimi. Il tutto condito dalle sue simpatiche urla da consumato imbonitore.
    "Figghioli!! A vuliti a merendina?" (Trad. Ragazzi! Volete una merendina?)

    Ebbene, dopo questo tributo al mitico Pascali, passiamo al nocciolo della questione.
    In questo bar il buon baffo aveva allestito un localino minuscolo per metterci dentro dei giochi da sala: pochi, ma sempre ottimi giochi.
    Ho giocato lì perle come Xevious, Golden Axe, Dragon Ninja e altre robe di cui Baffo ignorava qualunque cosa, persino dove stesse il Giappone.
    Fra i tanti giochi, legati a quello che vi racconto, vi era il mitico Vigilante della Irem.
    Questo:
    image

    Gran bel gioco davvero, con una grafica e un'animazione curatissime, ottimi effetti sonori e un'azione frenetica a suon di mazzate e gengivate varie.
    Dunque, fra le armi utilizzate dal nostro eroe, che venivano raccolte durante l'allegro tragitto per salvare la sua bella, c'era il solito immancabile Nunchaku, protagonista di innumerevoli risse videogiochistiche.
    Ero stato completamente catturato da quel gioco, un po' perché già nutrivo una passione sconfinata per l'oriente e le arti marziali che già praticavo, un po' perché tutto quello che era giapponese mi attirava a prescindere da tutto il resto.
    Come avrete già immaginato, Pascali "Baffo" non poteva lontanamente sapere cosa fosse quello strano aggeggio costituito da due corti bastoni uniti da una catena.
    Quando andavo a giocare la sera e di clienti ormai non ce n'era, tranne un paio di ragazzi e qualcuno di passaggio, Pascali seguiva con attenzione le partite con frasi varie, in dialetto:
    "Mininci 'nti mussa!" (Trad. Spaccagli le gengive!)
    "Viri che ti sta carricandu r'arretu!" (Trad. Attento perché sta per darti una carcagnata alle spalle!)

    e altre frasi in prosa di squisito sapore virgiliano.
    Un giorno il suo sguardo è stato catturato da quello strano coso con i due bastoni e la catena e in un attimo di genialità, tipicamente Einsteiniana, ha esordito, per non fermarsi mai più fino a quando il gioco è stato lì, con quest'espressione indimenticabile:
    "Pigghia 'u MANGANELLU!" :wall: :bakusho: :bakusho: :bakusho:
    (Trad. Prendi il MANGANELLO!)

    E io:
    "A sì...il nunc...ehm...manganello, certo..." :jako: :patpat:

    Baffo, prendendo lucciole per lanterne, tegolini per bomboloni nel suo caso, aveva confuso il nobile nunchaku, con un infimo "manganellu" come quelli usati dalla polizia.
    Naturalmente da quel giorno, io non feci altro che stimolarlo dicendogli sempre:
    "Pascali....U MANGANELLU!" :Muttley:

    E lui:
    "Pigghiulu e minancillu 'nta 'll'ossa!" (Trad. Prendilo e spaccagli le ossa!) :uhuhuh:

    Ed è così che grazie al buon Pascali "Baffu", ogni volta che vedo un nunchaku, chissà perché, mi viene in mente un "manganellu" e non posso fare altro che ricordare lui, da dietro quel "pulitissimo" bancone, urlarmi a squarciagola e con sorriso beffardo, ma affettuoso:

    'U MANGANELLUUU!!!!!!!

    :kossori:

    Edited by MusashiMiyamoto - 6/7/2009, 00:52
  14. .
    Io la penso esattamente allo stesso modo, anche perché quella vignetta sintetizza perfettamente questo concetto che si dipana in tutta una serie di vicende, mantenendo intatta la sua forma.
    Si parla di universo costituito idealmente da due poli, ma questi sono in realtà complementari e si traducono in diverse coppie, rappresentate da elementi apparentemente opposti, i quali però vivono in simbiosi: uomo e donna, Yin e Yang, le statue A e Un (i due Nioo); e infine, il principio si estende abbracciando le arti marziali assassine definitive, che rappresentano le forze che, insieme alle altre, mantengono intatto questo fragile equilibrio e quest'armonia degli opposti, cioè Hokuto e Nanto.
    L'idea degli opposti non è solo orientale, ma anche in occidente è parecchio comune e basti pensare a Kant e alle sue antinomie (tesi e antitesi), una visione più astratta, ma pur sempre legata allo stesso concetto.
    E' qualcosa che ci appartiene naturalmente, la necessità di completarci trovando il nostro opposto o la parte a noi complementare.
    HNK non fa eccezione in questo senso e in maniera molto semplicistica, ma puntuale e chiara, mette in evidenza questo continuo ondeggiare di forze opposte, che a volte si distruggono, a volte si fondono, a volte danno vita a un nuovo dualismo.
    Del resto, non c'è nulla che possa colpire maggiormente la nostra immaginazione e le nostre sensazioni, più del confronto eterno tra determinate forze, come il bene e il male, principio che è una costante nella produzione giapponese di manga e Anime, soprattutto anni '70, '80.
    Apparentemente semplicistico, ma che ci fornisce la giusta chiave di lettura per definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, per comprendere ed essere consapevoli di quale sia il vero messaggio che l'autore, o chi per lui, vuole trasmetterci e per poter costruire nel nostro immaginario un'idea, o un ideale, che ci permetta di dare un senso a quello che leggiamo o vediamo.
    Anche questa è armonia, cioè avere chiaro qualcosa.
    HNK è anche questo, come lo sono tante altre opere ognuna a suo modo, diversamente da molti Anime o manga di oggi che indugiano su concetti quasi "nevrotici" che mal si accostano all'idea di equilibrio; spesso non riusciamo neanche a comprendere dove stia il confine tra il bene o il male, o se vi sia davvero qualcosa di essenziale in ciò che vediamo o leggiamo. Fatte salve le eccezioni, s'intende.
    Su HNK di esempi di dualismi e concetti opposti dai quali attingere per poi farsi la propria idea e comprendere il giusto principio che sta alla base, ce ne sono davvero tanti.
    Chiunque dirà che Shuu era un buono e i suoi principi e i suoi ideali erano giusti, diametralmente opposti a quelli di Souther (apparentemente, perché è quasi sempre presente il concetto della redenzione del malvagio, in una sorta di fulmineo contrappasso), dal quale quasi tutti saremo affascinati per la sua forza e la sua virtù guerriera e marziale, ma nessuno dirà che quest'ultimo era giusto e che rappresenta l'ideale che nutriamo di bontà, di giustizia e di armonia, perché avremo in modo inequivocabile tracciato una distinzione fra le due cose e saremo consapevoli di quale sia la cosa giusta. Insomma, questo dualismo è uno degli elementi che si ripete di continuo in tutto il racconto.
    E' umano e HNK è lo specchio di quello che siamo. Sarà una visione semplicistica e banale, certo che lo è visto che non è un trattato di filosofia, ma è una delle tante chiavi di lettura della nostra esistenza, un piccolo granello di sabbia che ammucchiato insieme a tanti tanti altri, fa una montagna.
    L'importante è che oltre al divertimento, s'impari sempre qualcosa, anche da un semplice manga (Anime), che ci appassiona e ci fa sorridere a volte, ma che è pur sempre stato scritto da un essere umano come noi, con le sue debolezze, le sue virtù, i suoi sogni, i suoi ideali e il suo desiderio di far sapere agli altri, a modo suo, quello che aveva nella testa e nel cuore.
  15. .
    Cominciano ad accendersi gli animi! :maschiati: :muchi:


    :bakusho: :bakusho: :bakusho:
    Uomo di Hokuto lo conosco.E'solo un pò invasato a volte :Dentoni: ,ma è un bravo figliolo. :micosncenta: Tranquillo.Solo sembra che a volte si sia bevuto 10 bottiglie di grappino friulano e sia partito per la tangente sminchionando a tutto andare. :jako: :Muttley:

    Ora,torniamo a trattare l'argomento,come disse Fantozzi,"in modo civile e moderno".
    :takethis: :Cribbio: Cribbio! :bakusho:
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