I Magatama - Gioielli giapponesi

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    Avevo pensato di scrivere qualcosa su un argomento abbastanza insolito e mi è venuto in mente di proporre questo tema molto breve.
    Non sono un esperto di pietre e gioielli, ma so quanto basta per soddisfare qualche piccola curiosità e per rendere la sezione un po' più varia di quanto già non sia.
    Si parla dei Magatama, gioielli che si rifanno a un'antichissima tradizione legata ai monili utilizzati in epoca antica come ornamenti.
    E parlando di collane prettamente giapponesi, una delle più caratteristiche è proprio quella con un Magatama:
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    Questi sono alcuni esempi moderni di Magatama, ovvero un gioiello in forma ricurva simile a un dente. Difatti, la parola giapponese vuol dire proprio "gioiello o pietra preziosa ricurva". Il Magatama è anche uno dei tre sacri tesori imperiali -la spada Kusanagi, lo specchio chiamato Yata no Kagami e, appunto, questa gemma Yasakani no Magatama-, ed è legato, come gli altri due, alla divinità shintoista Amaterasu, come viene anche narrato nel Kojiki (la prima opera letteraria giapponese -712 d.C.). Insomma, è un gioiello legato fortemente alla tradizione shintoista e questo lo rende ancor più tipicamente giapponese.
    Il minerale più usato per creare gioielli con questa forma caratteristica è, storicamente, la giada che in oriente ricopre un ruolo importantissimo, a cominciare dalla Cina, ma si può trovare anche in altri materiali come il quarzo.
    Era molto apprezzato nell'antichità e si ricavava solitamente da denti di animali, canini nel caso specifico. Questi denti venivano ripuliti, lucidati e veniva successivamente praticato un foro all'estremità, nel quale veniva fatto passare un filo. Da qui l'utilizzo come collana e la sua ampia diffusione.
    In Giappone si trovano tantissime ditte che producono questi monili e li vendono ai prezzi più diversi, in base naturalmente alla qualità e alla lavorazione. La stessa cosa avviene in Cina per l'industria della giada, attiva dal 2000 a.C. praticamente, che può contare su un'ampia produzione e un volume altissimo di vendite, sia a livello locale e nazionale, sia a livello internazionale.
    Uno splendido esemplare di giada gialla:
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    E verde:
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    Molti credono che la giada sia essenzialmente di colore verde, perché è il colore più diffuso. In realtà nasce solitamente, e teoricamente, di color bianco puro o biancastro, ma la presenza di una piccola quantità d'impurità può produrre varie tonalità, dal blu al marrone, al giallo, al rosso, fino ad arrivare al grigio e persino al nero.

    In Giappone, anche se in misura minore rispetto alla Cina, avviene lo stesso. Fra l'altro, oltre al Magatama, giusto per citare altri gioielli tipici del Sol Levante, vi sono le perle giapponesi (dette anche Akoya-dama - Akoya (gai) è l'ostrica, Dama è gioiello: ostrica perlifera), che sono famosissime e ricercatissime in tutto il mondo al pari della giada cinese; in particolare le perle coltivate Mikimoto - dal nome dell'inventore della coltivazione dell'ostrica perlifera e dell'omonima società di produzione, Kōkichi Mikimoto, il quale fondò il primo negozio intorno alla fine del 19° secolo - che possono contare su una tradizione di sicuro valore e sono raffinatissime e molto ricercate.

    Qui il signor Mikimoto, intento nella lavorazione delle perle durante i suoi primi esperimenti:
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    Qui sotto, una moderna collana di perle Mikimoto. L'esemplare in questione ha un valore stimato di 1 milione di dollari circa.
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    Tornando ai Magatama, questi gioielli sono indissolubilmente legati, come già accennato, alla divina Amaterasu, la dea del sole. Stando al Kojiki, testo sacro dello shintoismo, Amaterasu si rinchiuse in una cava sopraffatta dalla vergogna per le malefatte commesse dal fratello Susanoo. La luce scomparve così dal mondo e le altre divinità cercarono di escogitare uno stratagemma per indurla a venir fuori dal suo nascondiglio.
    E così presero vari oggetti per offrirli alla dea e fra questi "cinquecento perle" (proprio i Magatama) che avevano appeso a un ramo di un albero, dopo avervi fatto passare un filo come si fa con una normale collana.
    Dopo una rapida serie di eventi, la dea uscì dalla grotta e restituì al mondo la sua luce vitale. In seguito, le perle, insieme agli altri due tesori, verranno custodite dalla famiglia imperiale, proprio in virtù di questo forte legame con la divina Amaterasu. Secondo la leggenda, la famiglia imperiale discende direttamente dalla dea con la quale ha un vero e proprio legame di sangue.
    Riguardo quest'argomento, è possibile leggere un interessante riassunto in questa stessa sezione nella discussione dal titolo: Storia del Giappone - La Genesi.

    Si ritiene che questi gioielli abbiano il potere di allontanare gli influssi maligni e, al tempo stesso, che siano di buon auspicio e portatori di un destino luminoso.
    Se si pensa agli eventi narrati nel Kojiki è facile trovare, secondo le credenze religiose dello shintoismo, uno stretto vincolo fra la divinità e l'oggetto, e l'effetto che questo può avere sull'individuo e sulla sua anima.
    Del resto, sempre secondo la religione shintoista, si ritiene che tutti gli oggetti del mondo siano dotati di una loro anima, una loro essenza o spirito divino (Shintai in giapponese), un legame fra l'uomo e la divinità, fra la sua anima e lo spirito divino.

    Ecco perché certi oggetti, come il Magatama, hanno un altissimo valore simbolico. Perché conterrebbe, simbolicamente, lo spirito della dea, la sua essenza stessa, e il suo potere entrerebbe in stretta relazione con la nostra anima. Ovviamente, l'unico vero e originale Magatama è gelosamente custodito dalla famiglia imperiale e ha un valore inestimabile, soprattutto per i credenti.
    Del resto, soprattutto in riferimento ai simbolismi, tutto ciò che è legato alle divinità ha a che fare con la nostra anima e con la nostra esistenza, in un modo o nell'altro, e il discorso vale per qualsiasi religione.
    Ad ogni modo il Magatama è una gemma che cela dentro di sé una parte di storia e cultura di questo paese e saperne qualcosa di più potrà aiutare a comprendere un po' meglio un pezzo di quell'antica tradizione che ancor oggi si mantiene viva.
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    Edited by MusashiMiyamoto - 19/12/2019, 23:04
     
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    Molto molto molto interessante, come al solito un lavoro accurato del nostro Musashi.
    Correggimi se sbaglio, ma vengono usate dai monaci esorcisti, vero?
     
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    CITAZIONE (Squalo Densetsu @ 21/2/2010, 22:39)
    Molto molto molto interessante, come al solito un lavoro accurato del nostro Musashi.
    Correggimi se sbaglio, ma vengono usate dai monaci esorcisti, vero?

    Grazie, sono contento che ti sia piaciuto questo piccolo articoletto su un argomento abbastanza originale. ^_^
    Non ti correggo perché non so se venga effettivamente usato come oggetto durante i rituali di esorcismo. E' un oggetto che si ritiene, come ho già scritto nell'articolo e come si può facilmente capire leggendo la "Genesi", possieda questa proprietà di tenere lontani gli spiriti maligni, al pari di tanti altri oggetti menzionati nel Kojiki, vedi lo shimenawa di cui si parla sempre nel mio riassunto all'opera, ma di fatto non so se sia parte integrante di qualche particolare rituale. Per quanto ne so, non mi pare di averlo mai visto usato in questo modo, ma cercherò d'informarmi e se saprò qualcosa non mancherò di aggiungerlo alla mia descrizione. :miconscenta:
     
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    Mi ricordo che lo portavano al collo le sorelle Fey della serie di videogiochi Phoenix Wright ed erano discendenti di una famiglia di monaci esorcisti.
    Lì non veniva usato per alcun rituale, ma sembrava appunto un amuleto molto importante.
     
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    CITAZIONE (Squalo Densetsu @ 22/2/2010, 00:17)
    Mi ricordo che lo portavano al collo le sorelle Fey della serie di videogiochi Phoenix Wright ed erano discendenti di una famiglia di monaci esorcisti.
    Lì non veniva usato per alcun rituale, ma sembrava appunto un amuleto molto importante.

    Infatti, la portavano come una collana allo scopo di scacciare e tenere lontani gli spiriti malefici e in questo senso il richiamo all'oggetto in questione è abbastanza chiaro. Anche l'esorcismo come purificazione è un rituale fondamentale nello Shintoismo, quindi sotto questo punto di vista il gioco ricalca un concetto reale e lo amplifica come succede spesso in questi casi.
    Quindi, una valenza puramente simbolica e non un oggetto usato nei rituali. E' evidente che i videogiochi spesso traggano ispirazione da vari aspetti della religione e tutto il resto, ma il più delle volte non sono certo molto attinenti alla realtà.

    Edited by MusashiMiyamoto - 7/10/2017, 17:43
     
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4 replies since 20/2/2010, 21:42   6751 views
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