199X Generazione Hokuto

Votes given by dt90

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    Innanzitutto vorrei urlare dalla gioia già solo per il fatto che non se n'è occupata la koei, che può tranquillamente ficcarsi nel deretano il secondo capitolo su ken, che mi ha annoiato a morte per il suo piattume. Poi vorrei ringraziare la SEGA per aver avuto le palle nel 2017 ad investire su ken e voglio farle i complimenti perchè secondo me farà centro con questo gioco. Ad una prima impressione i fan puristi potrebbero essere stati un po' spiazzati dal trailer che non ha mostrato loro la storia che anche le pietre conoscono in tutta la sua fedeltà. La Sega ha capito che, se non vuole buttare nel cesso i suoi soldi, deve fare un gioco che non sia di nicchia e fatto di solo sterile fanservice, ma deve ampliare il suo pubblico proponendo un gameplay che possa divertire e soddisfare un po' tutti. Credo soprattutto che questo sarà l'esperimento chiave che poi porterà nuovi capitoli pronti ad introdurre ciò che i fan desiderano in termini di fedeltà, ma il tutto sarà centellinato in modo da non sparare tutte le cartucce insieme. Sul lato grafico credo che non possiamo lamentarci, dato che questo ken è fedelissimo a quello del manga e anche le varie mosse sono fatte piuttosto bene...l'unica cosa che non mi è piaciuta è la voce di ken, ma questa è una cosa sorpassabile rispetto all'oblio videoludico a cui pensavo fosse destinato hnk.

    Aggiungo che il modello poligonale di ken mi fa sbavare...è proprio bello in volto, questo si che è Kenshiro. Anche shin mi sembra molto ben fatto...speriamo che ci sia anche qualche altro volto conosciuto

    CITAZIONE (Squalo Densetsu @ 26/8/2017, 17:47) 
    3) Finalmente niente restyle da fighetti. Stavolta pare di essere davvero fra le pagine del manga. Anche i semplici crestoni sfuggono all'anonimato e sembrano uscire direttamente dai volumetti per farsi menare fortissimo.

    Quotone. Ho notato anch'io i vari punkettoni ripresi dal manga.
  2. .
    Aggiungo qui le mie impressioni POSITIVISSIME sul trailer e sulle informazioni trapelate fino ad ora.

    1) Intanto ci siamo tolti finalmente dalle scatole la Koei e questo mi permette di rivalutare un 2017 che era partito malissimo e stava proseguendo peggio. 😂

    2) Finalmente abbiamo una software house SERIA ed un team di sviluppo rinomato a lavorare su Hokuto No Ken. Visti i precedenti non era per niente scontato. Oltretutto, cosa molto importante, la Sega detiene i diritti per Ken da tempo immemore e ha prodotto tantissimo merchandise legato al brand (oltre a pachinko e pachislot). Questo significa aver maturato una lunga esperienza sul brand e su tutti i vari aspetti ad esso legati, il che mi lascia ben sperare sul tipo di approccio che avranno al progetto.

    3) Finalmente niente restyle da fighetti. Stavolta pare di essere davvero fra le pagine del manga. Anche i semplici crestoni sfuggono all'anonimato e sembrano uscire direttamente dai volumetti per farsi menare fortissimo.

    4) Storia completamente inedita. Dopo be 2 Musou in cui abbiamo ripercorso (nel bene e nel male) la trama della serie originale, ci si presenta l'opportunità di essere protagonisti di un capitolo tutto nuovo della saga. Ora non so dire come verrà impostato il tutto (d'altronde Shin e Devil, solo per citarne due, in teoria fanno parte della serie classica), ma per me è una mossa azzeccatissima.

    Per ora mi fermo qui e lascio la parola a voi ;)
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    CITAZIONE (dt90 @ 18/5/2017, 18:14) 
    ommioddio, quando il commentatore ha urlato la Tenha kassatsu di ken son morto ahahaha
    anche tutti gli altri urli, sembra lo stanno sgozzando ahahahah

    comunque gli scontri durano pochissimi secondi, e si riduce tutto a chi colpisce per primo, da quanto è buggato sto gioco

    io ho provato tutte e due le versioni, l'arcade e quella ps2, la versione ps2 giocata e finita, era molto piu equilibrata e con tutti i bug dell'arcade vers. risolti, mi chiedo come mai non utilizzano la versione ps2

    di sto gioco vidi i filmati su youtube eoni fa e per anni sperai di giocarlo, poi trovai il modo e l'ho giocato per un po', l'ultima volta un paio d'anni fa

    gameplay valido, chara design di Hayama, belle musiche, spero davvero in un secondo capitolo ma ci conto poco

    ottima e interessante l'analisi sul mondo videoludico e il futuro di HNK, in effetti per le nuove generazioni un videogioco è un ottimo strumento per far conoscere l'opera

    poi ha tutti i doppiatori originali tranne Ken e Rei

    jagi poi era divertentissimo da usare

    Ma infatti diciamo che la notizia in sé, almeno per noi, riveste un significato molto marginale, visto che per partecipare ad un qualsiasi torneo non solo dovremmo allenarci fino allo sfinimento, ma dovremmo pure stare in Giappone. Quello che mi premeva era proprio sottolineare quanto comunque tale evento annuale stia guadagnando sempre più notorietà e come potrebbe riflettersi positivamente sull'intero brand se gli autori decidessero di cogliere l'occasione battendo il ferro finché è ancora caldo. E' comunque un dato di fatto che l'intera scena FGC in generale sta crescendo sempre più e immaginare anche solo per un attimo l'impatto che potrebbe avere un sequel di questo gioco se inserito nella rosa dei titoli presenti all'EVO, che è l'evento cardine della scena e si svolge a Los Angeles, mi fa prudere le mani dal desiderio di andare a tirare due schiaffi ai boss di Sega/Sammy che con quella licenza continuano a farci pachinko, pachislot e gadget di dubbio gusto.
  4. .

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    Nuovo appuntamento con “Raccontando Hokuto”, una serie di interviste condotte in Giappone per celebrare il trentennale di Hokuto No Ken e di cui abbiamo deciso di tradurre le più interessanti per il pubblico italiano. In questo quarto episodio, il nostro amico Garuzo, “ambasciatore ufficiale” di Hokuto, pone nuove domande al maestro Tetsuo Hara. Purtroppo, a dispetto di quanto anticipato la volta scorsa, pare che almeno in questa intervista non ci sia nessun reale approfondimento sul nuovissimo episodio inedito che verrà pubblicato il prossimo aprile, ma un piccolo scoop Garuzo ce l’ha voluto dare lo stesso: Invitato ad un party in onore del terzo anno di pubblicazione di Comic Zenon, non ha perso l’occasione di farsi ritrarre in una “foto di famiglia” assieme al maestro e alla sua gentile consorte. Finalmente facciamo la conoscenza della signora Hara!

    scoop



    Traduzione a cura di MusashiMiyamoto


    Intervistatore – Maestro, ho un dubbio che mi assilla da molti anni e vorrei chiederle qualcosa in merito.

    Hara – Un dubbio? Non riesco ad immaginare di cosa si tratti ma prego, fai pure.

    Intervistatore – Giusto per esserne certi, ma il giubbotto che indossa Kenshiro non è jeans, vero?

    Hara – No, perché?

    Intervistatore – No, ecco, ogni tanto capita che alcuni dicano si tratti di un giubbotto e di pantaloni di jeans.

    Hara – E ce ne sono, eh? Si tratta di un equivoco causato dell’anime, dove erano di colore blu.

    Intervistatore – E vai! Finalmente abbiamo scartato ufficialmente quell’ipotesi.

    Hara – Chiunque sia cresciuto conoscendo soltanto l’anime potrebbe fraintendere la cosa ma, nella mia mente, sono sempre stati indumenti di pelle e li ho sempre disegnati cercando di restituire la sensazione che si trattasse proprio di quel materiale.

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    (clicca per visualizzare interamente)

    Intervistatore – Lo so, in realtà pensavo semplicemente di chiarire la cosa in questa sede per evitare che si rimanesse nel malinteso anche in seguito.

    Hara – Capisco, in effetti pensavo che fosse una domanda strana da parte tua, ma mi hai convinto (ride).

    Intervistatore – Bene! E adesso un altro dubbio che nutro da molti anni.

    Hara – E che sarà mai? Per caso si tratta di un altro errore mio, come le cicatrici mancanti sul petto di Kenshiro?

    Intervistatore – No, per carità. Piuttosto, Jagi porta una maschera di ferro, no? Ecco, ha una qualche relazione con la serie ” Sukeban Deka II ” ?

    CITAZIONE
    Sukeban Deka II: Shōjo Tekkamen Densetsu スケバン刑事II 少女鉄仮面伝説
    (La teppista detective II: La leggenda della ragazza dalla maschera di ferro)

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    (clicca per visualizzare interamente)

    Trasmessa su Fuji TV dal 7 novembre 1985 al 23 ottobre 1986, questa serie televisiva ha per protagonista la giovane teppista Yoko Godai che, arrestata e costretta ad agire come infiltrata della polizia per potersi redimere, deve indagare all’interno di una scuola superiore nota per la presenza di numerose e violente bande giovanili, assumendo il nome in codice di Saki Asamiya, ovvero la Sukeban Deka della serie precedente. Per proteggere la propria identità, Yoko (interpretata dalla cantante idol Yoko Minamino, allora al suo debutto come attrice), utilizza una maschera di ferro dalla foggia piuttosto familiare per gli appassionati di Hokuto No Ken, che però resta una trovata esclusiva di questa seconda serie e non compare nel manga originale di Shinji Wada che l’ha ispirata (pubblicato tra il 1976 ed il 1982).

    Hara – Sukeban Deka? No, assolutamente.

    Intervistatore – Bene, grazie!

    Hara – Grazie … ?

    Intervistatore – Alcuni sostengono, per via della loro somiglianza, che la maschera di Jagi sia ispirata a quella indossata dalla protagonista di Sukeban Deka II. Ho fatto personalmente una mia piccola indagine sulla rete e sono giunto alla conclusione che la maschera di Jagi sia stata creata prima, ma ci sono ancora persone che si ostinano a dire il contrario.

    Hara – No, no, è proprio un’idea mia. Anzi, per inciso, ho tratto ispirazione da Guerre Stellari.

    Intervistatore – Ecco, ora ho capito. In effetti in quei film ci sono tanti personaggi che indossano la maschera.

    Hara – All’inizio prendevo come riferimento Mad Max 2 senza fare grandi cambiamenti ma, gradualmente, ho cominciato a trarre ispirazione anche da queste opere, iniziando così a sviluppare un mio stile personale per la realizzazione di Hokuto No Ken.

    Intervistatore – Ha tirato fuori il suo gusto personale arricchendo l’ambientazione.

    Hara – Poi ho iniziato a ragionare con la mia testa e, pensando di essere divenuto bravo a disegnare, ho cercato di catturare l’attenzione del pubblico con ritratti e caricature di personaggi famosi.

    Intervistatore – Per esempio il modello su cui si basa Falco è Ivan Drago di “Rocky IV”.

    Hara – Sì proprio così. Dai, e gli occhiali di Ken nella Terra degli Shura, invece…?

    Intervistatore – Marion Cobretti ! Cobra! Stallone!

    CITAZIONE
    Cobra
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    Non credo abbia bisogno di grandi presentazioni: Film del 1986 interpretato da Sylvester Stallone, vede come protagonista Marion Cobretti, agente specializzato nel “curare” la società dal male dei criminali psicopatici… estirpandoli senza pietà! Un personaggio del genere non poteva di certo passare inosservato ad un appassionato di cinema come il maestro Hara, che ne ha tratto ispirazione per l’aspetto di Kenshiro negli episodi in cui si stava recando nella Terra degli Shura a salvare Lin.

    Hara – Ti ricordi addirittura il nome completo! Bravo (ride).

    Intervistatore – Per me a quel tempo Stallone era il più figo della Terra.

    Hara – In quel caso l’ho disegnato volutamente così perché fosse riconoscibile ma, alla fine, non mi pare sia venuto così somigliante. Diciamo che, bene o male, resta comunque un disegno realizzato secondo il mio stile.

    Intervistatore – Maestro, con tutto il rispetto, ma a me sembra che sia venuto benissimo.

    Hara – Certo, però resta un disegno di Tetsuo Hara più che un ritratto. Diciamo che all’epoca mi ci divertivo, ecco. Oggi come oggi non penso che una cosa del genere passerebbe tanto facilmente come allora.

    Intervistatore – Ci si divertiva. Maestro, a dire il vero questo è proprio uno degli argomenti che volevo affrontare. Tra gli esempi più evidenti di questo suo modo di divertirsi ci sono le varie esclamazioni come “Abeshi” , “Hidebu” e, fra le scene più rappresentative, vi è quella in cui Kenshiro affonda una sega nella testa di uno scagnozzo di Jagi e poi la tira mentre il tipo urla una frase sconnessa che suona come “Pa bi bu peppo”.

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    Hara – Sì sì, normalmente, con una sega infilata nel cranio, uno dovrebbe schiattare, ma la mia immaginazione mi ha suggerito che il cervello avrebbe potuto ancora funzionare.

    Intervistatore – Ahhh, ecco, un po’ come un sugarello servito vivo che ancora si muove a scatti.

    Hara – Proprio così, quel genere di spasmi. Mi è venuto in mente poco prima di consegnare il lavoro ed ho pensato che ci sarebbe stato bene, che le parole combaciassero perfettamente con il ritmo di una sega in movimento.

    Intervistatore – Mentre il cervello pensa “Cosa succede?”, la sega viene mossa…

    Hara – “Pa bi bu peppo” ( Ride )

    Intervistatore – E con quel “Po”, finalmente schiatta.

    Hara – Il suono di quelle parole ha un effetto comico, ma il mio vero obiettivo era la ricerca del realismo. Per dire, quando si tocca un ferro da stiro lasciato lì, senza sapere che è rovente, non diremo “Ahi, scotta!” ma, per esempio, tireremmo fuori qualcosa di strano e sconclusionato con qualche parola del tipo “Ahhh!! Porcatr… Ahia!!”

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    Intervistatore – Ah, capisco…

    Hara – Era questo ciò che ricercavo. Quando Amiba muore esclama “Uwaraba!”: “Uwa” quando cade e, un istante prima di morire “Raba!”. Ovviamente nessuno urlerebbe “Raba” in un caso del genere.

    Intervistatore – In Hokuto No Ken tutte le esclamazioni di questo tipo vanno lette tenendo conto del contesto. Per esempio “Hidebu” è un’espressione composta.

    Hara – Sì, in quel caso viene da “Ite” che diventa “Hide” e subito dopo abbiamo un “Bu”. Io volevo rappresentare quell’istante. Per anni è girata la teoria che si trattasse di un refuso ma, in realtà, era una cosa ragionata e alla quale tenevo davvero.

    CITAZIONE
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    Hidebu!! (ひでぶっ!!)

    Spieghiamo meglio, con l’aiuto di MusashiMiyamoto, il significato di questa famosissima espressione. Proprio come confermato dal maestro Hara anche in occasioni precedenti a questa intervista, “Hide” è lo stesso di “Itee”, che sta per “mi fa male, che dolore” – espressione che Heart usa quando vede uscire il proprio sangue – e “Bu” è un’onomatopea che indica il gonfiore. In altre parole, parafrasandola, la frase sarebbe “Che dolore…scoppio! Boom!”.

    Per saperne di più:
    Le Frasi dei Personaggi di Hokuto No Ken


    Intervistatore - Per più di 10 anni si è dibattuto se fosse un semplice errore di stampa dell’editore del tempo, che avrebbe confuso la sua pessima grafia, o che lei l’avesse fatto intenzionalmente. Ora, dopo tanto tempo, questo mistero è finalmente risolto.

    Hara - In più, essendo un manga pieno di scene cruente, tendeva a lasciare un retrogusto amaro. Siccome era rivolto ad un pubblico composto principalmente da giovanissimi ho utilizzato questo espediente per cercare di stemperarne la crudeltà e renderlo più leggero.

    Intervistatore - In un certo senso è stata una scelta quasi fortuita che però, tutto sommato, si è trasformata nel vero e proprio marchio di fabbrica di Hokuto No Ken.

    Hara - Sì, il famigerato "urlo finale". Ci sono addirittura ragazze che, pur non avendo mai letto il manga, se glie ne parli dicono "è quello in cui urlano Hidebu quando muoiono, vero?".

    Intervistatore - Ormai è già fuori moda, ma una cosa del genere sembra essersi ripetuta con la recente serie TV Naoki Hanzawa ed il suo "Baikaeshi" (rendere due volte tanto).
    CITAZIONE

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    Naoki Hanzawa (半沢直樹)

    Recentissima serie televisiva nipponica, andata in onda dal 7 luglio al 22 settembre 2013, getta uno sguardo all’interno del competitivo mondo delle gerarchie bancarie, narrando le vicende di un impiegato di medio livello, il Naoki Hanzawa del titolo, che non teme di sfidare i propri superiori nel momento in cui scopre di essere il capro espiatorio di un gioco sporco che vede i vertici dell’amministrazione coinvolti in una grossa frode finanziaria. Naoki segue infatti un proprio codice personale che si riassume nella seguente frase: “Se i nemici ti feriscono, rendigli due volte tanto!“, motto che puntualmente egli ripete ad ogni episodio e che è stato per lungo tempo sulla bocca di tutti i giapponesi. Basata sui romanzi di Jun Ikeido, che ha vissuto dall’interno, tra gli anni ’80 e ’90, la realtà dei colossi bancari del proprio paese, la serie ha ottenuto un successo tale da far registrare una media del 30% di share nel periodo della sua prima messa in onda.

    Hara - Sì, sì, sorprendente. Mi ha ricordato proprio quella sensazione. Praticamente è successa la stessa cosa che è successa con Ken...

    Intervistatore - "Rendere due volte tanto" è la chiave di volta di Naoki Hanzawa, una serie che, senza quest'espressione peculiare, sarebbe forse rimasta una semplice fiction sull'ambiente bancario.

    Hara – Sì, proprio così, uguale. Infatti viene da ridere pensando che si arriva al punto di dire “rendere 100 volte tanto”, no?

    Intervistatore – Ahahah, sì, fino a 100 volte. Non ci si crede, ahahah!

    Hara – Anche se è una frase esagerata, il pubblico la accoglie con gioia perché rappresenta il momento clou dell’episodio. Come quando veniva mostrato il simbolo dello Shogun Mitsukuni Mito.

    CITAZIONE
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    Manga Mitokōmon (まんが水戸黄門)

    Noto in Italia con il titolo “L’invincibile Shogun”, questo anime di 46 episodi del 1981 è ispirato a Tokugawa Mitsukuni, daimyo di Mito che, in incognito, viaggia in compagnia dei suoi leali servitori per combattere i soprusi che si verificano nei villaggi del feudo .
    Celebre, tanto in patria quanto da noi, il momento clou dell’episodio, in cui veniva mostrato il simbolo dello Shogun e ai nemici veniva intimato:

    “Inchinatevi allo Shogun Mitsukuni Mito!”

    Intervistatore – “Sì sì! Arriva! arriva! Eccolo!”

    Hara – E, quando finalmente viene detta la frase, quell'irreprensibile impiegato si trasforma in una specie di implacabile Yakuza.

    Intervistatore – Sì, una sorta di demonio. Mostra una determinazione che nessuno potrebbe mai immaginare vedendolo nel tranquillo quadretto famigliare con sua moglie.

    Hara – Sì, se non ci fosse stato anche il contrasto con questo aspetto della sua personalità non sarebbe stato altro che un semplice uomo d’affari con una grandissima forza di volontà.

    Intervistatore - Adesso vorrei approfondire un po' il discorso. I problemi che ha incontrato disegnando Hokuto No Ken. Cosa le ha creato più difficoltà?

    Hara - A quel tempo disegnavo con tutto me stesso e posso dire che, per tutti e cinque gli anni di pubblicazione, ho faticato parecchio. Ma alla fine, ciò che mi ha creato più problemi è stato... il ritorno di Julia.

    Intervistatore - Cioé il fatto che Julia fosse ancora viva? In effetti ci ha spiazzato tutti.

    Hara- Esatto, io stesso nutrivo questa sensazione. Mi chiedevo: "Ma stiamo scherzando?"

    Intervistatore - E quindi come mai ha deciso di accettare una tale proposta?

    Hara - Ho accettato perché avevamo davanti ancora circa un anno di pubblicazione e quindi c'era tutto il tempo di pianificare e rendere convincente il tutto.

    Intervistatore - Certo, si doveva dare una solida conclusione alla vicenda.

    CITAZIONE
    “Un anno di pubblicazione…”

    Come è stato già ampiamente discusso anche nella seconda parte dell’intervista al maestro Buronson, la saga di Hokuto No Ken si sarebbe dovuta chiudere con la morte di Raoh. L’idea di reinserire Julia è stata quindi partorita circa un anno prima di quell’evento, anche se ha poi iniziato a prendere pienamente corpo soltanto 27 settimane prima della fine.

    Hara - Solo che non potevo fare a meno di pensare a quella regola di Jump secondo la quale, se un'opera perdeva popolarità, nel giro di dieci settimane veniva interrotta. Avevo già vissuto un'esperienza del genere in passato.

    Intervistatore- Però, maestro, ragionando da semplice lettore, visto che Ken si era ormai ritagliato un suo posto speciale, penso che avremmo tutti chiuso un occhio.

    Hara - Il punto non è questo. Prima di tutto, io non posso disegnare una cosa per la quale gli altri debbano chiudere un occhio, visto che è un mio dovere essere convincente verso i lettori. Quindi, il mio principale problema era quello di evitare che l'opera perdesse popolarità. Poi, un'idea del genere la si poteva sviluppare anche in uno o due anni.

    Intervistatore - Chiedo venia, in effetti ha proprio ragione. Ma quindi in che modo si è pensato di fondere insieme l'Ultimo Condottiero e Julia? In Hokuto No Ken ci sono molte aggiunte successive, ma in questo caso come vi siete comportati?

    Hara - Avendo un anno a disposizione per poter pianificare tutto, come prima cosa si è deciso di inserire la figura dell'Ultimo Condottiero proprio per permettere il ritorno in scena di Julia.

    Intervistatore - E' chiaro. In seguito avreste fatto capire al lettore che l'Ultimo Condottiero in realtà era lei. In pratica si è fatto in modo che la sua vera identità restasse accuratamente celata fino al momento della rivelazione.

    Hara - Già. Abbiamo preparato a tavolino diverse cose per dare credibilità alla trama. E quindi sono stati introdotti anche i Nanto Goshasei, che abbiamo poi messo in relazione con Julia.

    Intervistatore - Una cosa che non mi aspettavo è la fulminea sconfitta di Hyui e Shuren. Eppure li ha caratterizzati con la stessa cura che ha riservato a personaggi del calibro di Juza. E' un fatto intenzionale?

    Hara - Sì, esatto. Non mi piace discriminare i personaggi. Sia Hyui che Shuren li ho disegnati proprio come personaggi principali.

    Intervistatore - Comunque, quando ho capito che dietro quella maschera c'era Julia, ho esclamato "Eeeehhh!?". Cioé, oltre al fatto che era ancora viva, mi ha sorpreso scoprire che l'Ultimo Condottiero era una donna. Io già me l'immaginavo come "boss finale".

    Hara - E' per questo che ci si è sforzati di fare in modo che non si capisse prima del tempo stabilito.

    Intervistatore - Dopo averlo scoperto mi sono fiondato a rileggere i numeri precedenti.

    Hara - Rileggere? In che senso?

    Intervistatore - Per esempio, ci sono delle scene in cui il generale parla. Qualcuno che non ne conosceva l'identità, sentendone la voce avrebbe potuto facilmente comprendere che era una donna. E allora mi sono messo a cercare se ci fossero scene del genere.

    Hara - Aaahhh... è un modo interessante di analizzare la questione.

    Intervistatore - Oggi come oggi, con internet, su Twitter scriverebbero subito "RT (retwittate): L'Ultimo Condottiero è Julia!"

    Hara - Ahahah. Allora è un bene che nei fumetti non ci siano suoni.

    Intervistatore - Sì, anche quando ha detto "Kenshiro...", nella mia testa la sua voce era quella di un uomo, di un boss finale. Però, rileggendo, mi sono accorto che i suoi dialoghi potevano andar bene sia per un uomo che per una donna. Insomma, che fosse un uomo era solo una nostra convinzione, perché in realtà lei non lo ha disegnato nemmeno tanto alto.

    CITAZIONE
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    La maggior parte dei lettori era convinta che l'Ultimo Condottiero fosse un uomo. Nella scena che si vede a sinistra, il personaggio appare però più basso di quello alla sua destra (Ryaku) e alto più o meno come quello alla sua sinistra (Tou). Questo è un elemento peculiare. Si capisce benissimo che il disegno è stato realizzato in maniera tale da non stridere con la sua vera identità. In più, come rileva lo stesso Garuzo nell'intervista, i dialoghi sono stati ben studiati, visto che in Giappone (senza voler scendere in dettagli specifici) gli uomini e le donne parlano in genere con un vocabolario differente che, a sua volta, gode di eccezioni a seconda della gerarchia, dell'età e del contesto. Si tratta di una sfumatura che per noi italiani è impossibile da cogliere nella traduzione del manga, ma che è risultata invece fondamentale per riuscire a mantenere segreta l'identità dell'Ultimo Condottiero senza rovinare l'effetto sorpresa.

    Hara - In un certo senso anche io, come i Goshasei, ho protetto la sua identità (ride).

    Intervistatore - Il maestro Buronson ha detto "Questa… è stata una scommessa" ma , in fondo, dopo l'apparizione dei Goshasei, in special modo di Juza e Fudo, il momento del duello finale tra Kenshiro e Raoh è risultato ancora più solenne.

    Hara - Certamente, e poc'anzi mi riferivo proprio a questo: potendo elaborare la trama nel corso di un anno, siamo riusciti a dargli un'ossatura molto solida e, di conseguenza, tutto è andato per il meglio. Abbiamo dato vita a personaggi grandiosi e possiamo quindi ritenerci soddisfatti di quanto realizzato.

    Intervistatore - Per assurdo, se si fosse rigorosamente opposto all'idea, non avremmo avuto bei personaggi come Juza o Fudo. E neanche il figlio di Juza, che vedremo nel nuovo episodio. E' stato quindi un bene far sopravvivere Julia.

    Hara - Mi sento sollevato dalle tue parole, visto che per noi è stata davvero una grossa scommessa.

    Intervistatore – Piuttosto, maestro, ma se Julia non fosse sopravvissuta, anche gli ultimi momenti di Raoh sarebbero stati diversi?

    Hara – Dal punto di vista della narrazione sicuramente, ma la scena finale sarebbe stata la stessa.

    Intervistatore – Eh? Davvero?

    Hara – Vedi, esiste un’illustrazione di Frank Frazetta in cui un personaggio protende il braccio verso il cielo…

    Intervistatore – Sì.

    Hara – E io l’ho ripresa. Era un’illustrazione fantastica e ho sempre pensato che un giorno avrei sfruttato quella posa.

    Intervistatore – Wow! E’ uno scoop incredibile.

    Hara – Nell’illustrazione di Frazetta, il personaggio spinge il braccio dritto verso l’alto, mentre io ho pensato di disegnarlo con una differente angolazione.

    CITAZIONE
    Frank Frazetta (9 febbraio 1928 – 10 marzo 2010)
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    Indiscusso artista di fama internazionale, di cui già si era accennato nella prima parte dell’intervista, Frazetta è stato la principale fonte d’ispirazione per il maestro Tetsuo Hara.
    Nato e cresciuto a Brooklyn, è entrato all’Accademia di Belle Arti all’età di soli 8 anni grazie all’insistenza dei suoi insegnanti, i quali ne scorgevano già il grande potenziale. Durante la sua lunga carriera è stato fumettista, illustratore, pittore e scultore, influenzando con i propri lavori l’immaginario collettivo soprattutto in ambito fantasy e sci-fi.

    Altre info e, soprattutto, interessanti gallerie di illustrazioni, a questo link: frankfrazetta.net

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    Intervistatore - Ah, non sapevo nulla di questa storia!

    Hara - E, quando si è pensato agli ultimi istanti di vita di Raoh, proprio lì ho capito che era giunto il momento giusto per utilizzarla.

    Intervistatore - Ooohhh! Leggendo la sceneggiatura, lei si è detto "ecco, è qui che devo inserirla".

    Hara - No, per gli utlimi istanti di vita di Raoh avevamo già deciso da tempo come sarebbero dovute andare le cose. E lì rientra il discorso di poco fa.

    Intervistatore - Il discorso di Julia che era sopravvissuta?

    Hara - Proprio così. Nella mia mente, quella scena era già ben definita e nulla sarebbe cambiato perché era così che volevo disegnarla. Anche se era passato circa un anno da quando l'avevo pensata, alla fine l'ho disegnata proprio così.

    Intervistatore - Aaah, tutto chiaro!

    Hara - Solo che poi non è finita lì, perché la settimana successiva tutto è continuato (ride).

    Intervistatore - E già. Tuttavia era quello, secondo lei, il perfetto climax in cui inserire quella scena.

    Hara - Esattamente.

    Intervistatore - Non sapevo che ci fossero certi episodi legati agli ultimi istanti di Raoh. Non immaginavo che lei avesse questi modelli di riferimento che ha poi filtrato e riversato appieno in quelle scene. E' una storia davvero meravigliosa.

    Hara - Sì, per quello che mi riguarda, quello era il momento giusto. Non mi andava di fare le cose a metà... la morte di Raoh doveva essere così.

    Intervistatore - Anche per me resta una scena di una profondità irraggiungibile. Lei ha studiato con anima e corpo quell'illustrazione sublime che aveva in mente per un'opera che è stata realizzata con tutto l'impegno possibile e l'ha poi concretizzata con il suo stile personale. Sbaglierò, ma questo percorso lo rivedo anche nella crescita di Kenshiro.

    Hara - Ora che mi ci fai pensare, credo che il mio stato d'animo fosse proprio come quello di Kenshiro quando combatte contro Raoh. Diciamo che ho combattuto, o meglio disegnato, con amore.

    Intervistatore - Maestro, la ringrazio per quest'intervista. Da fan, non vedo l'ora di leggere sia il nuovo episodio di Ikusa No Ko che l'episodio inedito di Hokuto No Ken.

    Hara - Grazie. Certamente anche per Ikusa No Ko non mi risparmierò e sarà lo stesso anche per il nuovo episodio. Non sarà facile, ma sono contento di continuare a disegnare per voi con tutte le mie forze.

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    Considerazioni ed anticipazioni

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    In chiusura, Garuzo sottolinea la forte emozione per aver potuto conversare tanto amabilmente con il maestro Hara. Dice che vorrebbe inviargli un “Gosho Ha” di ringraziamenti :D

    Ciò che ci interessa maggiormente, comunque, è la volontà del nostro amico di continuare ad intervistare altri personaggi legati al mondo di Hokuto. Quindi, “Raccontando Hokuto” non finisce qui… ;)

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    CITAZIONE
    garuzo
    Garuzo

    Free writer, è nato nella prefettura di Hiroshima, appartiene a quella che può essere considerata la prima, la più autentica generazione di lettori di Hokuto No Ken. Profondamente legato al maestro Hara e a Nobuhiko Horie è anche stato investito della carica di “ambasciatore ufficiale dell’opera”. Il suo nome compare fra i titoli di coda di Kenshiro Den e il suo personaggio preferito è Toki.


    Edited by Squalo Densetsu - 6/2/2015, 12:41
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    Nell’ottica della serie di interviste “Raccontando Hokuto”, condotte in Giappone per celebrare il trentennale di Hokuto No Ken, dopo Buronson è giunto il momento di ascoltare “il verbo” del maestro Tetsuo Hara. Una chiacchierata che non potevamo esimerci dal tradurre e proporre a tutti gli appassionati. Buona lettura!

    Traduzione a cura di MusashiMiyamoto



    Intervistatore - Maestro Hara, è tanto tempo che non ci vediamo. E' un piacere rivederla.

    Hara - Anche per me è un piacere.

    Intervistatore - Visto che siamo nel trentennale di Hokuto No Ken, prima di tutto mi permetta di farle gli auguri.

    Hara - Ti ringrazio.

    Intervistatore - Sa, mi sono imbattuto per la prima volta in Hokuto No Ken che avevo solo 9 anni e adesso ne ho 39. Praticamente il 75% della mia vita l'ho trascorso in compagnia di Ken.

    Hara - Wow. Incredibile.

    Intervistatore - Già. Quindi, anche se le sembrerà scontata come prima domanda, che sensazioni prova ora che è giunto a questo traguardo?

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    Hara - Beh, nonostante sia stato un lungo cammino, in realtà il tempo è passato davvero in fretta. Uno dei motivi per cui ho fondato questa casa di produzione, la Coamix, è che temevo che dopo tutti questi anni Hokuto No Ken potesse scomparire.

    Intervistatore
    - Eh? Hokuto è eterno!

    Hara - Esattamente quello che ho pensato io. Perciò ho messo insieme un team, ho aperto questa casa di produzione e deciso di proteggere il marchio di Hokuto No Ken.

    Intervistatore - Quindi il motivo è stato questo.

    Hara - In verità c'è dell'altro. Devi sapere che, quando ho iniziato la serie, avrei voluto farne un manga che durasse per altri cento anni.

    Intervistatore - Woooow!! Cento anni! Mi viene la pelle d'oca a sentire queste parole!

    Hara - Perciò mettiti comodo, mancano ancora settant'anni (ride).

    Intervistatore - Forse non saremo qui a constatarlo, ma sono sicuro che tra settant'anni Hokuto No Ken sarà ancora un mito.

    Hara - Del resto è la mia opera magna.

    Intervistatore - Tutto sommato, anche l'incontro con il maestro Bronson non è stato forse eccezionale? Non era il primo candidato come sceneggiatore, eppure il risultato è stato un successo.

    Hara - Hai ragione, è stata una grande cosa.

    Intervistatore - Volendo esagerare, alla fine è stato un po' un colpo di scena il fatto che il maestro Bronson abbia ricevuto l'incarico. Eppure, io ritengo che questo sia stato il primo intervento del fato in Hokuto No Ken. Quello stesso fato che farà incontrare a Kenshiro tanti amici e rivali che lo renderanno il più forte successore di Hokuto. In poche parole la predestinazione, che è il concetto chiave nell'opera, sembra essersi messa in moto nel momento in cui avete formato quest'accoppiata vincente.

    Hara - Quindi secondo te siamo stati guidati da Hokuto? Ahahahah, questo è un pensiero interessante.

    Intervistatore - Lo penso seriamente, per me è stato il volere del Cielo.

    Hara - Di sicuro c'è il fatto che le scene più toccanti descritte dal maestro Bronson erano davvero ben realizzate.

    Intervistatore - Questo è un elemento a cui ha prestato molta cura. Sia che si trattasse di dialoghi o di didascalie, il suo intento era di inserire anche solo una parola che destasse impressione nel lettore. Qualcosa che lasciasse il segno.

    Hara - Vero, i dialoghi negli ultimi istanti di vita dei diversi personaggi erano davvero profondi.

    Intervistatore - A proposito, oggi ho qui con me la bozza del primo episodio della serie regolare uscito su rivista...

    Hara - Oh, bello. Che nostalgia.

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    Intervistatore - Ora che è sui cinquant'anni, come vede il se stesso di trent'anni fa?

    Hara - Guarda, a dire il vero, all'epoca ci sono stati dei momenti in cui ho pensato di non essere bravo a disegnare.

    Intervistatore - Non era bravo!? (ride). Maestro, se lei, Tetsuo Hara, che è una sorta di divinità, dice una cosa del genere, allora almeno il 90% dei mangaka dovrebbe andare a nascondersi!

    Hara - No no, l'ho pensato davvero, anche se disegnavo mettendoci tutto me stesso. Però, a rivedermi ora, in fondo non ero niente male.

    Intervistatore - Ecco, ora mi sento sollevato.

    Hara - Tracciavo a penna come se stessi raschiando la carta da lucido.

    CITAZIONE
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    Carta da lucido

    La carta da lucido è una carta semitrasparente. Alcuni disegnatori schizzano uno storyboard di massima (o, meglio, un layout) su dei fogli di brutta e poi ricalcano sui “fogli lucidi”, così da ritoccare meglio il disegno e vederlo anche al contrario per evitare pose storte. Un foglio da lucido permette di guardare e correggere velocemente una posa, di raddrizzarla ecc…
    Essendo piuttosto robusta, la carta da lucido sopporta ripetuti passaggi con la penna da ricalco senza rovinarsi: può quindi essere riutilizzata più volte.
    (Nota a cura di Fabrizio De Fabritiis)

    Intervistatore - Eh? Raschiare? Cosa intende?

    Hara - Esattamente quello che ho detto: disegnavo quasi come se se dovessi bucare la carta. Adesso non ho più quell'energia, ma a quel tempo disegnavo con questo particolare tocco.

    Intervistatore - Wow, quindi non faceva la bella copia, tracciava direttamente a penna. Io credevo che lei ricalcasse seguendo con molta attenzione la bozza e invece aveva questo procedimento così corposo...

    Hara - E' stato un metodo espressivo attraverso il quale ho acquisito la sensibilità del materiale, i sentimenti che dovevano trasparire, il dinamismo dei disegni.... Ken rappresentava l'opera sulla quale puntare per la mia riscossa e l'ho iniziato pensando che non avrei avuto un'altra possibilità. Il mio lavoro precedente, Tetsu No Don Quixote, l'avevo preso un po' sottogamba. Siccome era una serie pubblicata settimanalmente, disegnavo con poca energia e pensavo più che altro alle scadenze. Quando è stato sospeso, non senza un mio grande rammarico, non mi è rimasto altro che Ken. Per questo l'ho realizzato con grandissimo impegno.

    CITAZIONE
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    Tetsu No Don Quixote (1982 – 1983)

    Il Don Chisciotte d’acciaio fu la prima vera serie da professionista di Hara. Il manga durò 10 episodi, raggruppati in seguito in 2 volumi. La storia narra la vicende di Kurosu Gen, un motociclista che partecipa a cruente e spettacolari gare di motocross in giro per il mondo.
    Vedi la scheda “Tetsuo Hara: Le opere dagli esordi ad oggi”

    Intervistatore - E qui, con questo episodio, finalmente è cominciata la serie. E c'era quella cosa, ad esempio, quando Zeed era infuriato, quell'onomatopea, "Grrr" (う~), disegnata in modo tanto particolare. Successivamente non è stata più usata, ma mi ha molto colpito.

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    (clicca per visualizzare interamente)


    Hara - Lì il merito fu dell'influenza del maestro Katsuhiro Ōtomo.

    Intervistatore - Ah, ho capito. Era alla ricerca di nuove sfumature per le onomatopee.

    Hara - Ero rimasto tremendamente impressionato da Akira e, in particolar modo, dallo scenario in cui era ambientato. Ecco il perché dei veicoli e delle scene di ampio respiro, con una moltitudine di personaggi.

    CITAZIONE
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    Katsuhiro Ōtomo

    E' piuttosto superfluo presentare uno dei massimi esponenti del mondo del fumetto Made in Japan. Regista, fumettista e sceneggiatore, è conosciuto in tutto il mondo principalmente per il suo capolavoro manga, Akira (1982 - 1990), dal quale è stato tratto un film d'animazione per il grande schermo nel 1988 capace di fare da apripista per la diffusione a livello mondiale della cosiddetta "Japanimation".

    Intervistatore - Sì, ricordo che me ne aveva già parlato.

    Hara - Ecco il perché di tanto impegno ed accanimento da parte mia. Tutte gli elementi che ho inserito li ho disegnati fino allo stremo. Ma non bastava il mio 100%... Sono arrivato ad usare il 120% delle mie energie.

    Intervistatore - Ecco la ragione di tante influenze in Hokuto No Ken.

    Hara - Se parliamo della visione del mondo di Ken mi hanno sicuramente influenzato i film "Mad Max 2" e "Blade Runner", mentre per i disegni il maestro Otomo, Frank Frazetta, Neal Adams e Syd Mead.

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    frazetta
    (clicca per visualizzare interamente)


    Intervistatore - Anche la figura di Kenshiro è ispirata a personaggi ben precisi.

    Hara - Sì. Magari l'ho ripetuto già tante volte, ma ho fatto un poutpourri tra Bruce Lee, Yusaku Matsuda, Mel Gibson e Sylvester Stallone.

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    Intervistatore - L'immagine più rappresentativa è sicuramente Mad Max 2 , c'è poco da fare. Simboleggia la visione stessa del mondo di Hokuto No Ken.

    Hara - E c'è anche altro. Come "La Cosa" o "L'incredibile Hulk".

    Intervistatore - "La Cosa" di John Carpenter! Questa mi è proprio nuova! Ma, in effetti, pensandoci bene, c'era lo stesso gusto per il grottesco, mentre da Hulk ha preso l'atmosfera...

    Hara - All'epoca, il signor Horie mi disse di guardare Mad Max 2 e Blade Runner, per studiarne l'ambientazione. Subito dopo mi invitò a vedere cosa era in grado di fare Syd Mead nella sua mostra personale. E io ci andai.

    CITAZIONE
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    Blade Runner e Syd Mead

    Famosissimo film di fantascienza del 1982, diretto da Ridley Scott e con protagonisti Harrison Ford e Rutger Hauer, Blade Runner rappresenta la prima stupenda incursione di Hollywood nel genere cyberpunk. Anch'esso, come Mad Max 2, fu in grado di lasciare un segno indelebile nella cultura popolare e nell'immaginario collettivo, soprattutto grazie al grandioso e suggestivo scenario creato dal concept artist Syd Mead.

    Intervistatore - Horie aveva percepito che lei, maestro Hara, aveva determinate possibilità ed ha quindi voluto che assorbisse tutto ciò che avrebbe poi costituito le fondamenta di Hokuto No Ken.

    Hara - Gli episodi pilota di Hokuto No Ken erano ambientati ai giorni nostri, mentre invece la storia della serie regolare si sarebbe svolta alla fine del secolo. Per questo Mad Max 2 ed altre opere ambientate nel futuro hanno finito per influenzare così prepotentemente il mondo di Hokuto.

    Intervistatore - A proposito, sempre riguardo a questo primo episodio, sono estremamente in dubbio se farle notare o meno una svista...

    Hara - ... Mh? Cosa c'è che non va?

    Intervistatore - Nell'ultima scena del primo episodio Kenshiro si sta incamminando verso il deserto...

    Hara - Sì, e Bart lo segue.

    Intervistatore - Ecco, esatto... però, sul petto di Kenshiro... mancano le sette cicatrici.

    Hara - Ah! No questo non è possi... (sfoglia la bozza mentre parla) ... Ma come?!

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    (clicca per visualizzare interamente)


    Intervistatore - Già. Proprio così.

    Hara - Ma no! No, ma non me ne ero mai accorto! (sfoglia ancora le pagine) Ma! Anche qui non le ho disegnate!

    Intervistatore - Eh... Già. Dice bene. Io ho avuto il coraggio di farle notare solo quella...

    Hara - Maledizione... Mh... E se le disegnassi ora?

    Intervistatore - Ahah! Sarebbe grandioso! Una fusione di stile tra il sensei a 50 anni e il sensei a 20 anni!

    Hara - Sì però, Garuzo, non me lo potevi dire prima che uscisse l'Extreme Edition?

    Intervistatore - In realtà ci avevo pensato ma, non essendo riuscito ad incontrarla prima del lancio della nuova edizione, non ho fatto in tempo.

    Hara - Non me l'aveva mai fatto notare nessuno fino ad oggi.

    Intervistatore - Beh, del resto non è bello far notare a qualcno gli errori del passato.

    Hara - Eh, però adesso l'hai fatto.

    Intervistatore - Beh ecco... L'ho fatto per amore... cioè, volevo dire, mi scusi. Adesso ho un po' esagerato. Ad essere sinceri non riuscivo a trovare il coraggio per dirglielo.

    Hara - Però ti ringrazio. Quando ci sarà la ristampa dell'Extreme Edition metterò a posto anche queste sviste.

    Intervistatore - Ah! Se davvero dovesse farlo, questa chiacchierata assumerebbe un significato importantissimo!

    Hara - Assolutamente. Deciso: lo correggo.

    Intervistatore - Le sue parole mi rincuorano o, meglio ancora, mi fanno sentire che la chiacchierata di oggi era anch'essa volontà del Cielo. Conferma che continueremo il nostro approfondimento la prossima volta?

    Hara - Certo. Potrai chiedermi qualsiasi cosa.

    Intervistatore - Grazie mille!

    CITAZIONE
    Considerazioni e anticipazioni!!

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    5 agosto 2004: Quella fu la data in cui incontrai per la prima volta il maestro Tetsuo Hara. Fu senza dubbio un forte "shock" per me, come se avessi incontrato una divinità. Da quel giorno, abbiamo stabilito un bellissimo rapporto e mi ha nominato "ambasciatore ufficiale di Hokuto No Ken". Lungi dal montarmi la testa, ho fortemente voluto iniziare questa serie di interviste in favore di tutti i fan. La prossima volta, proprio nell'interesse di tutti i fan del mondo di Hokuto, parleremo più approfonditamente con il maestro Hara dei nuovissimi episodi ambientati dopo la morte di Raoh. Quindi continuate a seguirci, perché saremo testimoni di un evento storico!

    CITAZIONE
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    Garuzo

    Free writer, è nato nella prefettura di Hiroshima, appartiene a quella che può essere considerata la prima, la più autentica generazione di lettori di Hokuto No Ken. Profondamente legato al maestro Hara e a Nobuhiko Horie è anche stato investito della carica di “ambasciatore ufficiale dell’opera”. Il suo nome compare fra i titoli di coda di Kenshiro Den e il suo personaggio preferito è Toki.


    Edited by Squalo Densetsu - 6/2/2015, 12:55
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    Ho quasi finito di vedere la prima serie di questo anime. Bè, è favoloso! E' praticamente come leggere il manga, particolarissimo uso del colore (tra l'altro, è bello notare che in alcuni casi i vestiti/capelli dei personaggi cambiano COMPLETAMENTE colore quando cambia l'illuminazione), e vedere le onomatopee su un anime è una figata davvero!
    In alcuni casi (specie la prima puntata) hanno corso un po', ma in generale il ritmo narrativo è buono.
    Bè, che chi non l'ha visto lo guardi perchè è una favola!

    Non vedo l'ora di vedermi Battle Tendency !
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    1)Shido della Terra (i cinque samurai)
    Unico non serio del gruppo è anche la testa calda. Mentre gli altri non hanno nemici specifici o hanno i nemici specifici basati sull'elemento avverso (tipo la faida tra Simo dell'Acqua e Krana dei Veleni oppure tra Sami della Luce e Kratos dell'Oscurità) lui diventa il bersaglio preferito di Rasta delle Illusioni che causa le battaglie più interessanti.

    2)Jagi (HNK)
    Il primo e uno dei pochi ad mentalità e metodi da assassino in un manga di maestri assassini. Apparentemente fortissimo, in realtà è tutta apparenza al punto che riesce a far morire un gigante di paura. Risulta lo sfregiato più carismatico dopo Darth Vader. Fedele fino alla fine al suo "ideale" cioè che non importa cosa usa per vincere, pur non avendo né il talento dei fratelli né la fortuna di Jako riesce a causare al protagonista più danni fisici e morali di chiunque altro.

    3)Sirio Dragone (SS)
    Unico cavaliere ad evolvere veramente in maniera caratteriale passa dallo sbruffone iniziale al saggio pronto ad accecarsi per fregare il nemico. Protagonista di una delle scene di pestaggio più spettacolari in assoluto, notevole la sua ostinatezza nel voler combattere senza armatura.

    4)Toki (HNK)
    Sosia di Gesù è sempre un passo avanti a tutti. Un conto è il talento migliore, ma lui anche come acume superava tutti, Raoh al suo cospetto da giovane sembrava un tontolone. Unico personaggio a coronare un sogno nato prima del disastro nucleare e unico guerriero che come professione non faccia il giustiziere vagabondo, il predatore, il tiranno o il condottiero benevolo. Malato per spirito di sacrifico ma anche perché gli autori lo ritenevano troppo forte!

    5)Saga/Gemini (SS)
    Golpista affetto da doppia personalità dotato di poteri di manipolazione mentale, in grado di disorientare il nemico ma anche di causare notevoli attacchi fisici come l'esplosione galattica. Governa decenni non solo suoi inferiori, ma anche suoi parigrado.

    6)Han (HNK)
    Vera e propria impersonificazione della voglia di sfida. Certo anche Goku è un ottimo esempio, ma Han durando di meno dimostra di più: egli non sembra interessato più di tanto al potere al punto che si accontenta del ruolo di terzo generale, eppure lo vediamo circondarsi di avvelenatrici, invitare il barbiere a tagliargli la barba se si distrae e sfidare Kenshiro che non sembrava intenzionato a combatterlo. Dura molto poco, ma almeno è tutto d'un pezzo e non si contraddice.

    7)Fujiko (Lupin III)
    C'è una banda con un vero e proprio genio del crimine, un cecchino infallibile, uno spadaccino in grado di tagliare qualsiasi cosa e una donna senza particolare abilità (rispetto ai tre citati) che piace al protagonista. Non è però il classico personaggio buono ma inutile che combina guai ma merita il perdono, Fujiko è una vera mela marcia che non esita a pugnalare alle spalle i suoi complici se questo può servire ad avere una fetta di bottino più grossa, eppure immancabilmente i suoi crimini vengono dimenticati e finisce nella squadra del povero Lupin che è una marionetta nei suoi confronti.

    8)Souther (HNK)
    Perennemente stravaccato sul suo trono persino quando viaggia non scommettereste un centesimo su Souther. Ogni leader che vediamo ha truppe che supportano la causa, lui apparentemente non ha neanche una sua causa, sembra proprio un bambino viziato ed è detestato da tutti i personaggi, eppure non si cura minimamente del giudizio altrui: è troppo superiore. Potrai vedere Raoh avanzare con il cavallo alla conquista di nuovi territori, ma mai Souther: è il boss. Un pochino rovinato dal piagnisteo finale.

    9)Guldo (Dragon Ball)
    Se inizialmente i personaggi con poteri originali erano abbastanza frequenti, dall'arrivo di Raditz è solo questione di chi picchia di più. Guldo, nanerottolo in mezzo ai giganti, fa le scarpe a gente ben più forte di lui (ha un rango più elevato di Zarbon) e lo stile di combattimento più bello di tutto Dragon Ball.

    10)Kenshiro (HNK)
    Anche chi non segue la serie basta vedere un paio di puntate per capire Kenshiro. Un giustiziere con un grado di sboronaggine estremo che gioca con il nemico e usa la pena del contrappasso. Dotato di un estremo carisma per essere un asociale privo di mire politiche. Mi ricorda molto la mia recentemente defunta nonna, da piccolo mi sembrava un secchione palestrato che conosceva i punti di pressione ma senza nessun potere speciale e quindi impotente verso le forze della natura tipo Kaioh.

    11)Zenigata (Lupin III)
    Implacabile quanto goffo, Zenigata è in fondo il vero buono dell'anime in quanto oltre a stare dalla parte della legge dimostra un certo disprezzo verso i corrotti che finiscono come vittime di Lupin, anzi talvolta aiuta il ladro se la causa è giusta e può farlo in maniera legale, ironicamente verso il suo acerrimo rivale è più benevolo di Fujiko che fa parte della squadra di Lupin.

    12)Deathmask/Cancer (SS)
    Brutale in maniera assurda per la sua carica, è l'antagonista del combattimento più spettacolare che è reso ancora più interessante del fatto che fisicamente non è troppo superiore al proprio rivale che però domina grazie ai poteri speciali. Fa uno dei ragionamenti migliori della serie: gli atti di ingiustizia diventano veramente atti di giustizia di fronte alla storia se fatti dai vincitori, il nano blu fallisce miseramente nel confutare la tesi dato che replica semplicemente che alla fine Atena picchia di più. Ottimo doppiatore.

    13)Colonnello (HNK)
    Ufficiale militare pronto a tutto per impedire che l'umanità ricada nell'errore di schiacciare il bottone per lanciare le atomiche. In fin dei conti l'unico cattivo ad avere motivazione politiche non unite a manie personali. Non predestinato, né dotato di estremo talento, riesce a mettere sotto scacco per un po' un grande maestro non grazie al proprio stile di Nanto minore ma in virtù della sua esperienza che gli consente di anticipare le mosse "leggendo" il corpo dell'avversario.

    14)Rasta (i cinque samurai)
    Spesso visto mentre imita l'uomo ragno, era uno dei personaggi più inquietanti a partire dalla sua arma: tutti avevano spade, archi, lance, catene, tridenti ma lui imbrogliava con sei lame che si allungavano a piacimento come se fossero state animate. Risultava sempre imprevedibile e a differenza di altri illusionisti (basti pensare a Lemuri di SS) era un combattente solido anche una volta smascherato.

    15)Lan Fan (Dragon Ball)
    Una semplice comparsata, ma come dimenticare una "guerriera" che non avendo particolare forza né poteri peculiari prova a vincere un torneo di arti marziali con uno spogliarello? Peccato non le sia capitato Muten come avversario!

    16)Mister X (Uomo Tigre)
    Certamente non un campione di simpatia. Rompeva le scatole al protagonista cercando la gente giusta per metterlo in difficoltà. Non se ne stava rintanato in qualche fortezza con l'eroe che non sapeva come raggiungerlo, ma assisteva tranquillo al torneo cercando pure di fare lo iettatore, eppure nonostante questo era intoccabile. Pur essendo misterioso è uno dei personaggi che rimangono più impressi, sembra quasi un politico moderno, abbigliamento a parte.

    17)Megres (SS)
    O sei un leader o segui il tuo leader senza storie. Nei cavalieri zodiaco sono tutti così, tranne Megres che non vede l'ora di fare le scarpe alla sua padrona. A differenza di Saga non ha nessun ideale, solo il proprio egoismo. Non solo non esita a manipolare i nemici usando la psicologia, ma si spinge persino a dimostrare debolezza in combattimento perché gli altri possano valutare male la sua forza.

    18)Shin (HNK)
    Uno dei cattivi con più stile in assoluto nel mezzo di un manga con crestoni leccacoltelli. Fa pure un esercito basato sulle carte da gioco. Interessante come nonostante l'amore ossessivo per Julia non voglia rinunciare ai propri metodi che tra l'altro sono indotti da Jagi.

    19)Rei (HNK)
    Inizialmente personaggio di ambigua moralità ancora più di Juza in quanto non esita ad allearsi con i delinquenti ed è spinto solo dalla vendetta personale, poco dopo diventa un adorabile giustiziere spaccone quanto Kenshiro ma decisamente testa calda e non affetto dalla sindrome del protagonista infallibile. Sul finire della sua vita dimostra una forza di volontà incredibile, ma personalmente io preferisco il Rei prima dello scontro con Raoh nonostante gli autori gli abbiano fatto fare solo figuracce senza dargli nessun avversario: Sputafuoco è l'unico "capovillaggio" da lui sconfitto.

    20)Amiba (HNK)
    Praticone convinto di sapere tutto cerca di fare in pochi anni ciò che è stato fatto in migliaia. Sorprendentemente in minima parte ottiene dei risultati nonostante la derisione degli altri. Unico a usare l'Hokuto in maniera utile cercando di potenziare il suo esercito, inoltre unico vero impostore: gli uomini di Jagi sanno benissimo che lui non è Kenshiro e Kaioh non riesce a farsi spacciare per Raoh.
  8. .

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    Continua l’intervista del prode Garuzo al mitico Buronson! Quali altre rivelazioni ci attendono? Scopritelo con noi ;)

    Traduzione a cura di MusashiMiyamoto


    Intervistatore: Dunque, adesso tratteremo un po’ più nel dettaglio i singoli personaggi. I miei preferiti sono Souther, Shu, Toki e, a seguire, Raoh.

    Buronson: Shu è un personaggio che mi è riuscito piuttosto bene, anche se inizialmente era semplicemente un individuo cieco ma dotato di grande abilità e non avevo assolutamente pensato all’episodio in cui salva un Kenshiro ancora bambino.

    Intervistatore: Ah! Quindi, quando è entrato in scena la prima volta, non avevate deciso ancora nulla?

    Buronson: Sì, solo in un secondo momento mi sono reso conto che potevo usarlo efficacemente in una vicenda legata all’infanzia di Kenshiro.

    Intervistatore: Ah, ecco perchè nella sua prima apparizione aveva un aspetto tanto minaccioso…

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    L’entrata in scena di Shu
    Tra i fan è ben noto l’episodio iniziale della saga di Souther, alla fine del quale appare per la prima volta Shu. Dalla settimana successiva, diviene chiaro che Shu è un amico di Kenshiro, ma inizialmente viene mostrato come un rivale. La domanda sorge spontanea: se fosse stato descritto come un nemico di Ken, quale sarebbe stato il corso degli eventi?

    Buronson: In quel momento non avevo ancora deciso se Shu doveva essere un alleato oppure un avversario.

    Intervistatore: Ma questa è una rivelazione!

    Buronson: Anche a me piaceva moltissimo il personaggio di Shu, per questo motivo ho pensato di dargli sia una fine degna del suo nome, sia un posto appropriato in cui potesse morire. Così, dopo averci riflettuto un po', mi è venuto in mente il Mausoleo del Sacro Imperatore e ho quindi pensato di far portare a Shu la pietra sacra.

    Intervistatore: In pratica come gli ultimi momenti di Gesù sul Calvario.

    calvario



    Buronson: Sì, esattamente, solo che ho voluto dare una forma diversa alla croce, anche perchè ho sempre avuto l’intenzione di sfruttare quest’idea

    Intervistatore: Nel frattempo, dall’altra parte abbiamo Souther che, parlando di bene e male, è diametralmente opposto a Shu. Ciò nondimeno, i suoi ultimi momenti di vita restano tra i più commoventi.

    Buronson: Mi sembrava un peccato lasciare che morisse come il mascalzone di turno, perché lui era un nemico diverso dagli altri. Se l’avessi trattato alla stregua di un qualsiasi furfante secondario sarebbe stato penoso. Per questo ho modificato la sceneggiatura degli ultimi istanti della sua vita.

    Intervistatore: Quindi aveva pensato ad un finale differente rispetto a quello in cui Souther, con il viso permeato d’amore, invoca il proprio maestro?

    Buronson: Sì, c’era solo la scena con il crollo della piramide. Vedi, all’inizio abbiamo parlato dei Killing Field e, in questa vicenda, c’è un richiamo molto forte a quello scenario. Gli adulti vengo uccisi mentre i bambini vengono schiavizzati e divengono le fondamenta del regime. A ciò è collegata l’idea dei bambini che costruiscono la piramide di Souther. Un uomo così disperato non ha bisogno di adulti.
    CITAZIONE
    Nota: Bronson sta esprimendo una sua visione della vicenda di Souther, secondo la quale il guerriero, in maniera un po’ contorta, aveva il desiderio di dar vita una società fondata sui bambini per vendicarsi degli adulti.

    Intervistatore: Sì, è tutto frutto della sua disperazione. Comunque, per quanto tale personaggio possa piacere all’autore, in qualche modo dovrà pur morire. Sarà pure ovvio, ma da lei traspare una sorta di amore paterno in questo senso.

    Buronson: Certo, in fin dei conti questo è il mio dovere come narratore. Quanto più l'autore è legato al proprio personaggio, tanto più si trova costretto a dargli una morte onorevole. La qualità di un personaggio risiede proprio in questo fattore determinante.

    Intervistatore: Prendiamo Rei. Dal momento della sua prima apparizione, man mano che la storia procedeva, è divenuto sempre più importante, tant’è che, anche se non riesco a definire un momento preciso, ad un certo punto si capiva che non poteva uscire di scena così facilmente. Fa strano dirlo, ma ho avuto spesso l’impressione che la sua vita sia stata prolungata più volte all’interno della trama.

    Buronson: Sì, è così. Ad esempio, quando Raoh colpisce il punto di pressione di Rei e gli annuncia che sarebbe morto nel giro di pochi giorni…

    Intervistatore: Ah sì, evita il Danko Sōsai Ken con il mantello e lo trafigge nel petto con lo Shinketsushū.

    Buronson: Ah, erano questi i nomi dei colpi?

    Intervistatore: Certo, me li ricordo alla perfezione.

    Buronson: Mi pare che gli ultimi istanti di vita di Rei fossero con lui all’interno di un capanno con il sangue che scorreva sotto la porta, o sbaglio?

    Intervistatore: Già, è proprio così, però ho come l’impressione che qui si stiano invertendo le parti (ride)

    Buronson: Ahahahah… comunque il concetto estetico di Rei sta anche in questo, nel non voler dare ai lettori un’immagine sgradevole ed umiliante della sua morte.

    Intervistatore: In effetti Rei è l’unico di cui non si conosce la morte. Toki colpisce il punto di pressione Shinreidai e quando lo vediamo con i capelli bianchi la sua figura è così sublime che è difficile immaginarne la morte. I lettori sono quindi portati a visualizzarla personalmente.

    Buronson: Il fascino di Rei risiede proprio nella bellezza e mantiene tale caratteristica fino alla fine, così come ogni altro personaggio della storia, ognuno con un suo fascino peculiare.

    Intervistatore: I personaggi, per quanto immaginari, vivono nella sua mente, ed è lei che determina la loro vita. Diciamo che la sensazione è che lei svolga la funzione di un portavoce. E’ più o meno questo lo stato d’animo.

    Buronson: Sì, sempre a proposito di fascino, prendiamo ad esempio Hyui del Vento. Questo personaggio muore in un istante. Anche in questo risiede il suo fascino.

    CITAZIONE
    hyui
    Hyui del Vento
    La sua trattazione risulta molto breve e muore con un singolo colpo di Raoh ed il suo fascino è proprio in questo sacrificio. In una precedente intervista con Garuzo, persino il maestro Hara ha sottolineato l’impegno profuso nel disegnare e concepire questo personaggio senza lasciare nulla al caso.

    Intervistatore: Ahhh… non avrei mai pensato che dalla sua bocca sarebbe uscito il nome di Hyui. Verrebbe da pensare che non ci fosse invece tanto interesse verso questo personaggio, vista la sua fugace apparizione.

    Buronson: Persino Juza delle Nuvole, che è uno spirito libero, nel suo piccolo ha una morte carica di significato e fascino.

    Intervistatore: Già.

    Buronson: E’ entrato in azione grazie all’intervento di Julia ma, fino all’ultimo istante, è rimasto fedele a sé stesso. In altre parole, non importa tanto com’è vissuto, bensì com’è morto. Ed è proprio questa la chiave di lettura della sua vita. In fondo, i duelli del mondo di Ken sono sempre all’ultimo sangue e, in realtà, non conta solo la tecnica, perché si può morire ad ogni colpo. E’ un mondo regolato dal destino.

    Intervistatore: Sì, diciamo che sotto questo punto di vista è un mondo fatto di spiritualità oltre ogni immaginazione.

    Buronson: Sì… comunque ho pensato, dopo aver letto e riletto tante volte, che è assurdo che tutti amino Julia.

    Intervistatore: Ahahahahahahah.

    Buronson: In poche parole è una grandiosa faida tra fratelli che si contendono questa donna e tutti vengono coinvolti senza risparmio. Insomma, proprio per questo, a causa di Kenshiro i personaggi ne passano di tutti i colori.

    Intervistatore: Già, alla fine della fiera, quasi tutti i guerrieri muoiono, il Nanto Seiken praticamente si estingue.

    Buronson: Sì sì, è proprio un cattivone.

    Intervistatore: Ahahah.

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    Buronson: Comunque, seriamente, durante il suo cammino Kenshiro diviene sempre più taciturno perché deve addossarsi tante responsabilità e assomiglia sempre più all’attore Ken Takakura. D’altronde non ha bisogno di parole per combattere e anche in quest’aspetto vediamo la sua crescita.

    Intervistatore: Ma la notizia che la sua Julia era l’ultimo generale di Nanto lo ha colto completamente di sorpresa. Insomma, Julia era viva.

    CITAZIONE
    goshasei
    Julia era viva
    Benché si fosse lanciata dal Palazzo Reale della Croce del Sud, non essendone mai stata mostrata la morte, gli autori hanno avuto la possibilità di modificare gli eventi facendola trarre in salvo dai Goshasei. Di conseguenza, Shin si è addossato la colpa della sua morte, rivelando il suo lato più affascinante, allorché ha scelto di sacrificare sé stesso contro Kenshiro. Tutto ciò non ha fatto altro che dare ancor più significato allo scontro fra i due.

    Buronson: Beh, questa… è stata una scommessa. Abbiamo addirittura pensato che fosse una cosa un po’ campata in aria, ma se non avessi scommesso su questo, il racconto non si sarebbe messo in moto.

    Intervistatore: Messo in moto in che senso?

    Buronson: Inizialmente non avevamo molte scelte, perché Julia era semplicemente una donna come tante. Quando è venuto fuori il discorso di farla tornare in vita, si doveva pur trovare un modo.

    Intervistatore: A quel tempo ho letto quest’episodio e mi sono detto “Ma è assurdo!”. In fin dei conti, però, lei diviene la chiave di volta del racconto che, in questa maniera, procede fino allo scontro finale tra Ken e Raoh e, alla luce di tutto ciò, di certo non c’era nulla di cui lamentarsi.

    Buronson: L’abbiamo fatta diventare l’ultimo generale di Nanto e siamo riusciti a formulare dei motivi convincenti per spiegare come sia sopravvissuta. Inoltre siamo riusciti a colmare il vuoto narrativo creatosi con la sua assenza. Sempre basandoci su questa scommessa sono nati i Goshasei, il cui ruolo, fra gli altri, era quello di fermare Raoh.

    Intervistatore: Da quel momento, il racconto procede con lo scopo di far ricongiungere Kenshiro e Julia. A quanto pare è stata un’ottima trovata.

    Buronson: Sì, anch’io all’inizio mi sono chiesto come sarebbe andata ma, grazie alla rediviva Julia, siamo riusciti ad ampliare il racconto portandolo fino allo scontro finale tra Ken e Raoh e mi è stato possibile mettere quest’ultimo sotto una luce nuova, quella di colui che si fa carico della tristezza.

    Intervistatore: Farsi carico della tristezza… Anche se all’epoca era un concetto che io, come tanti bambini, non comprendevo bene, allo stesso tempo ha reso lo scontro finale tra i due ancora più solenne.

    Buronson: Mettiamola così, perché è vivo Kenshiro? Una volta, da bambino, è stato salvato da Shu, in seguito è stato salvato da Toki. Questo è farsi carico di qualcosa. Sopravvivere e diventare più forte. In poche parole lui deve vivere, non può morire.

    Intervistatore: Una concezione molto profonda ed intensa.

    Buronson: Del resto, quante persone sono morte per Kenshiro? Per questo Ken non può morire, proprio perché è stato aiutato da altri a sopravvivere. Ma Raoh è nella situazione opposta, lui è sopravvissuto uccidendo gli altri.

    Intervistatore: Però, questa forza devastante si accompagna nello stesso tempo alla debolezza e alla fragilità.

    Buronson: In altre parole, il suo punto debole sta proprio nel non aver perso mai neanche una volta. Quando poi si trova davanti Fudo, viene preso in contropiede, tanto che cambia come personaggio.

    Intervistatore: Nello scontro con Fudo rinasce la paura. Si potrebbe parlare di una sconfitta spirituale. Quella rabbia che prova verso il suo esercito che non lo ha trafitto quando lui glie lo aveva ordinato. Da ciò deriva la confusione, perché magari non conosceva il concetto di sconfitta, che si è manifestata come rabbia, furia. E’ una specie di frenesia che lo assale.

    Buronson: E’ proprio così. Si rende conto che gli manca qualcosa.

    Intervistatore: In questa fase credo che il racconto abbia raggiunto un notevole spessore. Il concetto di vita e morte aveva assunto dei tratti filosofici.

    Buronson: E’ anche vero che quello era un periodo in cui le cose, a me personalmente, andavano piuttosto bene, quindi sapevo come tirar fuori la forza di un personaggio e come renderlo accattivante. In termini di età ero attorno ai 37-38 anni.

    Intervistatore: Beh, quello che sono io adesso, che ho la stessa età, ma a me le cose vanno bene perché ho letto e riletto per quasi trent’anni di fila la sua opera.

    Buronson: Ahahahaha. Comunque, c’è anche un altro aspetto, ovvero come commuovere i lettori.

    Intervistatore: In effetti ho pianto molto in diverse scene.

    Buronson: Se susciti commozione, tutte le scene crudeli vengono in qualche modo cancellate.

    Intervistatore: E’ vero, difatti ho pianto negli ultimi istanti di vita di Souther e gli ho perdonato il suo modo di agire disumano.

    CITAZIONE
    souther1
    Gli ultimi istanti di vita di Souther
    Souther è stato sconfitto da Kenshiro con un colpo “pietoso” basato sulla tecnica Ujō, di solito prerogativa di Toki. In questi ultimi istanti tutta la crudeltà del Sacro Imperatore sembra svanire, rivelando un volto sereno. Del resto si tratta di un uomo disperato che, in definitiva, non è riuscito a sottrarsi a questo sentiero di atrocità e tutto ciò fa commuovere i fans, i quali, ancora oggi, mantengono vivido il ricordo di quello che ritengono il più bel combattimento di sempre.

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    Buronson: Da quando Hokuto No Ken è terminato, ne sono stati pubblicati tanti di manga di combattimenti e arti marziali?

    Intervistatore: Beh, non tantissimi, il mondo dei manga è cambiato in maniera significativa. Se non ci fosse stato Hokuto No Ken non so dove saremmo in questo momento.

    Buronson: Sì, ma quello che voglio dire è che, per la maggior parte, si sono visti solo manga capaci di colpire per via di scene crudeli e sanguinolente.

    Intervistatore: Sì, sicuramente si è avuta un’evoluzione nella rappresentazione della violenza. Per esempio, con quanta forza andava sconfitto l’avversario e cose del genere…

    Buronson: Esatto, in poche parole si sono limitati a scimmiottare la violenza di Hokuto No Ken ma non hanno capito che le cose da “rubare” erano altre.

    Intervistatore: Capisco, si riferisce al fatto che non è tanto come debba vincere il protagonista, ma come debba invece morire l’avversario che gli è contrapposto.

    Buronson: Proprio così, non è il modo di uccidere, lo ripeto da tanto tempo, ma è come si muore. Gli autori che hanno travisato quest’aspetto non hanno ottenuto il succeso sperato.

    Intervistatore: La morte diventa lo specchio della vita. Grazie a tali elementi, che fungevano da solide basi alla storia di Hokuto No Ken, è stato capace di descrivere i combattimenti da un punto di vista totalmente differente, come quello dell’amicizia tra gli avversari.

    Buronson: Sì, solo che, dopo la morte di Raoh, non avrei mai pensato che sarei stato costretto a scrivere un seguito già a partire dalla settimana successiva.

    Intervistatore: Ah, sì, finalmente, e da lettore non posso che esserne felice, siamo arrivati alla seconda parte del manga e agli Shura. Mi piacerebbe tanto parlarne.

    Buronson: Inizialmente avrei dovuto prendermi una pausa di diversi mesi, ma in realtà non mi hanno dato tregua. Terminata la saga di Raoh, il giorno dopo mi hanno detto: “Benissimo, in quattro giorni ci devi creare un seguito”. Una bella gatta da pelare, eh?

    CITAZIONE
    La seconda parte del manga
    Dopo la morte di Raoh, che avrebbe dovuto segnare la fine del manga, la redazione ha deciso invece di continuare. Naturalmente ci furono favorevoli e contrari a questa soluzione ma, in fin dei conti, la storia si è evoluta con l’entrata in scena di Falco del Gento Kōken, Bart e Lin ormai adulti, il tutto in un contesto nuovo e scorrevole. L’opera si è arricchita ed ha visto accresciuto il proprio spessore, soprattutto in termini puramente narrativi con l’introduzione della Terra degli Shura e dell’Hokuto Ryuken.
    seconda-parte-del-manga

    Intervistatore: Mentre ci stavamo ancora crogiolando nella piacevole sensazione lasciataci dagli ultimi magnifici istanti di Raoh, c’è stato un nuovo inizio. Ho come la sensazione che anche noi lettori avremmo dovuto avere un po’ di tempo per riposare la mente. Non potevamo immaginare un’altra storia oltre quel punto. Raoh, in quell’istante, mi ricorda l’ultima scena di Ashita No Joe (Rocky Joe), dove il protagonista muore immerso in quella luce bianca dopo aver dato tutto sé stesso.

    CITAZIONE
    Ashita No Joe
    “Joe del domani” (あしたのジョー), più noto in Italia per la serie animata, trasmessa negli anni ’80, con il titolo “Rocky Joe”, nasce come manga nel 1968 grazie ai testi di Ikki Kajiwara e ai disegni di Tetsuya Chiba. La trama vede il protagonista, Joe Yabuki, emergere da una condizione di estremo disagio sociale grazie al pugilato e, dopo ben 5 anni di pubblicazione, morire sul ring in un ultimo, fatale match. In questo frangente Joe, dichiarando che ha ormai dato tutto sé stesso, poco prima di morire proferisce la frase “Non c’è più nulla da bruciare, restano solo bianche ceneri”, che è la frase a cui Garuzo si riferisce. Curiosamente, tanto Raoh quanto Joe sono gli unici personaggi di fantasia che in Giappone hanno goduto di una vera e propria cerimonia funebre dal vivo.
    ashito-no-joe

    Buronson: E’ vero, non sembrava possibile un seguito, ma ormai il dado era tratto e ho dovuto cambiare completamente modo di pensare per poter andare avanti con la storia.

    Intervistatore: Quindi, dopo matura riflessione si è proceduto allo sviluppo della parte successiva… anzi, di fatto lei il tempo per pensarci non l’ha proprio avuto (ride).

    Buronson: Come al solito quattro giorni ma, dopo la morte di Raoh, immagina cosa poteva dire scrivere un seguito in soli quattro giorni!

    Intervistatore: Il risultato è stata una nuova ambientazione, un mondo di pace dal quale scaturisce un futuro fatto di profonde differenze tra ricchi e poveri.

    Buronson: Già, ho deciso di ambientare la storia alcuni anni dopo. Ovviamente, in quel lasso di tempo, Kenshiro ha continuato il suo viaggio assieme a Re Nero e sono successe diverse cose. E’ per questo che ho deciso di mostrare Re Nero con una benda sull’occhio. Quell’immagine era davvero molto intensa.

    Intervistatore
    : Ah, capisco, ha deciso di rappresentare il lungo periodo d’assenza con l’occhio bendato di Re Nero. Io ho avuto l’impressione che, ancor più rispetto alla prima parte del racconto, si fosse instaurato un profondo rapporto di fiducia tra i due. Magari la mia sensazione è dovuta alla suggestione di un’attenta rappresentazione dell’evento. Ho pensato: “è diventato il cavallo di Kenshiro”.

    CITAZIONE
    a07
    Kenshiro e Re Nero
    In occasione della ricomparsa di Kenshiro, allo scopo di simboleggiare il lasso di tempo trascorso tra la prima e la seconda parte della storia, Re Nero viene rappresentato con una benda sull’occhio. Si tratta di un espediente narrativo molto originale che dimostra ancora una volta l’abilità di Bronson. E’ anche uno di quegli elementi che ha reso celebre Hokuto No Ken.

    Buronson: Beh… questo è tutto ciò che riesco a ricordare chiaramente, ovvero che all’epoca mi è balenata in mente quest’idea, tutto il resto l’ho volutamente rimosso dalla memoria.

    Intervistatore: Cosa intende dire con “rimosso”?

    Buronson: Pensavo che la storia sarebbe stata un flop per via del fatto che la seconda parte l’ho dovuta realizzare forzatamente. Ed è per questo che ho rimosso dalla mente tutto quello che avevo scritto in merito. In seguito, in ogni intervista mi venivano fatte domande su questa parte, ma ho sempre risposto che non ricordavo.

    Intervistatore: Sì, questa una storia ben nota. Quando lei si offre a delle interviste e le chiedono in merito alla seconda parte, risponde sempre che non sa niente di niente.

    Buronson: Perché non ce l’ho più nella testa. Non avevo altro che il ricordo di un lavoro fatto a rotta di collo, fra mille sofferenze. Ne avevo una tale nausea che non riuscivo neppure a guardarlo. Quando, nelle interviste, mi chiedevano per esempio di Kaioh, alla fine ero io che dovevo chiedere informazioni su di lui.

    Intervistatore: Ahahahahahahah, Kaioh è il vero fratello maggiore di Raoh, quello che apre le braccia di fronte a Lin e urla: “…il male!”

    kaioh_unmasked_manga

    Buronson: Ah, già già, quando ancora non avevo riletto il manga per intero, la cosa era più o meno così: “il fratello di Raoh? Ah, perché, esiste?”

    Intervistatore: Certe cose dovrebbero restare impresse nella memoria, e invece lei ha veramente cancellato tutto.

    Buronson: Sì, ma quesa volta ho riletto la seconda parte e io stesso ho pensato, “Wow, grande! Ogni cosa è al suo posto”.

    Intervistatore: Ahahahahahahahah.

    Buronson: Ma davvero! Ne sono rimasto sorpreso.

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    Intervistatore: Non vorrei sembrarle indiscreto, ma davvero credeva che non fosse venuta bene?

    Buronson: Sì, pensavo che la qualità si fosse notevolmente abbassata e invece, quando ho riletto, mi son detto che era tutt’altro che scesa, era interessante!

    Intervistatore: Insomma, anche per questo l’intervista di oggi assume un grande valore.

    Buronson: Vero ma, in fin dei conti, mi sono impegnato moltissimo, tutta quella fatica è servita. Ho scritto tutto ponendo molta cura sui personaggi, ma mi resta il cruccio di non esser riuscito a donare loro lo stesso tipo di morti solenni dei personaggi della prima parte come per esempio Rei, Souther o Shu.

    Intervistatore: Mi sembra però che le carte migliori se l’era già giocate nella prima parte, sbaglio?

    Buronson: In effetti non avrei potuto creare la Terra degli Shura senza trascinarmi dietro la figura di Raoh. non mi sarei potuto trascinare dietro gli stessi lettori se non avessi dato questa forma al racconto. Quindi, quando ho formulato la famosa frase di Raoh: “Non ho un’altra terra in cui tornare”, ho visto l’unica strada da percorrere. In altre parole, la Terra degli Shura attendeva Raoh come luce di speranza.

    Intervistatore: Ah, Raoh la luce della speranza. Impossibile immaginare una cosa del genere riferita a lui nella prima parte.

    Buronson: Ma infatti viene sconfitto da Kenshiro che prende il suo posto e così la narrazione fila bene. Se in quel caso Kenshiro fosse arrivato nella Terra degli Shura senza avere come riferimento la figura di Raoh, avrei narrato la leggenda del Salvatore con uno schema molto simile a quello della prima parte e credo che la qualità si sarebbe notevolmente abbassata.

    Intervistatore: E’ interessante immaginarla mentre rilegge la seconda parte dopo circa 25 anni, dico sul serio.

    Buronson: Mentre leggevo, ad un tratto mi sono accorto che si erano fatte le due del mattino e mi sono detto: “da quanto tempo sto leggendo?”

    Intervistatore: Se addirittura lei ne è stato rapito, allora è proprio il massimo.

    lin-e-rui
    Buronson: Comunque, la cosa che forse mi ha creato più problemi è stata la gemella di Lin.

    Intervistatore: Vero, come ambasciatore ufficiale e come rappresentante dei fan mi sento in dovere di dirglielo. Questo rapporto Lin / Rui era un po’ forzatello, eh

    Buronson: Lo ammetto, lì si è un po’ esagerato.

    Intervistatore: Anche io ne sono rimasto sorpreso, ma la seconda parte è anche questo e ritengo che certi elementi abbiano aumentato l’intensità del racconto ed ampliato il contesto storico che fa da cornice all’Hokuto Shinken. Sarebbe stato ottimo interrompere il manga con la morte di Raoh, però, così facendo, la storia dell’Hokuto suddiviso in tre scuole non sarebbe mai venuto alla luce.

    Buronson: Già, pensavo seriamente “fai terminare la storia con Raoh”, e magari, passati tre anni ci saremmo ritrovati di nuovo con Hara per farne un seguito.

    Intervistatore: E se, al contrario, ci fosse stato questo periodo di tre anni, che storia avreste narrato?

    Buronson: Hmmm… Probabilmente avrei ricominciato qualche anno più tardi, nello stesso periodo storico, ma non so se sarei andato nella Terra degli Shura. Tuttavia, forse, considerato tutto, alla fine avrei seguito lo stesso schema.

    Intervistatore: Wow, ma è incredibile. In altre parole, Hokuto No Ken sarebbe stato composto comunque dalla seconda saga.

    Buronson: Sì, partendo magari dall’infanzia di Raoh e da lì provare a riscrivere qualcosa… ma, in definitiva saremmo andati a parare sempre alla Terra degli Shura.

    Intervistatore: A proposito, cosa mi dice di Ryu, il figlio di Raoh? Stando all’evoluzione del racconto, questi dovrebbe diventare inevitabilmente il successore. Ma, prima di parlare di questa cosa, vorrei parlare del mistero che da sempre attanaglia i fan di Hokuto…

    Buronson: Quale mistero?

    Intervistatore: Insomma, detto chairo e tondo… la madre chi è?

    Buronson: In realtà non c’è mai stata un’idea precisa in merito.

    Intervistatore: Ah, è così che stanno le cose… eppure io, da parte mia, ho pensato “ma non potrebbe essere Julia?”. Addirittura avevo ipotizzato anche Mamiya. Pensandoci bene, sto cercando di capire chi è sua madre da ben 25 anni.

    Buronson: Beh, se proprio ci tieni… facciamo che è Julia?

    Intervistatore: Ahahahahahah, ma sarebbe immorale o, meglio ancora, impossibile, anche se, stando alla visione del mondo di Hokuto No Ken, potrebbe anche andare bene. Se il suo amore materno è davvero così forte, potrebbe dire: “allora sarò io a metterlo al mondo” e così potrebbe andare o, come direbbe il maestro, la cosa potrebbe “filare bene”, immagino. Se fosse Julia la madre, nelle sue vene scorrerebbe anche il sangue di un legittimo appartenente della stirpe di Nanto. In termini di correlazione fra Nanto e Hokuto, il racconto non risulterebbe poi così irrimediabilmente stravolto.

    Buronson: Se lo dici tu.

    Intervistatore: Bene, siamo alla fine, in occasione del trentesimo anniversario di Hokuto No Ken, anche se è una cosa trita e ritrita, mi piacerebbe se lanciasse un messaggio per tutti.

    Buronson: Dunque, non ho creato Hokuto No Ken ritenendo che l’essere umano dovesse essere in questa maniera o pensando a qualcosa in particolare, semplicemente è un manga che ho realizzato con l’intento di creare una bella opera, tutto qua. Ovviamente, questo non significa che lo ritengo solo un manga interessante e basta, sono infatti ben contento se riesce a trasmettere qualcosa. Ad esempio, leggendolo, magari c’è chi ne trae delle sensazioni positive e chi impara che l’amicizia sia una cosa meravigliosa. In definitiva, dopo ben trent’anni, il fatto che venga ancora letto mi rende profondamente felice e, comunque sia, tu sei davvero ben informato, ne sai anche più di me.

    Intervistatore: Ah, grazie maestro!

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    PENSIERI FINALI

    Le aggiunte del maestro
    In quest’ultima intervista l’espressione più ricorrente del maestro è stata “aggiunte” ovvero elementi inseriti a posteriori per arricchire la storia o dare un senso a determinati eventi. Generalmente questa parola non da un’impressione positiva ma, in una concezione e dimensione totalmente differenti assume ben altro significato, ovvero tutto ciò si traduce nell’opera Hokuto No Ken. Ogni puntata, ogni racconto, era frutto di enorme impegno e fatica. Un impegno profuso con anima e corpo nel racconto, che non lasciava spazio ad altro. Ed è per questo che le tante aggiunte e idee successive possono essere considerate, al contrario di ciò che generalmente si ritiene, il fattore che conferisce qualità e intensità all’opera. Non v’è dubbio che tutto ciò nasca dalla profonda naturalezza del maestro.

    Siamo tutti figli di Hokuto
    Hokuto No Ken, ovvero la storia di uomini che seguono ognuno il proprio cammino e questo l’ho percepito anche nel maestro Buronson. Tutto è stato deciso dal destino: Gli episodi pilota di Hara, la decisione di Buronson di scrivere la sceneggiatura per la serie regolare… il vortice del destino dentro il quale tutti siamo stati risucchiati dagli autori a fans, tra i quali mi metto anche io. Di solito, l’autore ha un punto di vista squisitamente soggettivo ma, in alcuni casi, si esprime in termini oggettivi come se stesse narrando le vicende di personaggi realmente esistenti. Quindi, figli di Hokuto non siamo solo noi fan, ma anche gli autori stessi. In occasione di questa chiacchierata, il maestro Bronson ha riletto l’intero manga. Se non l’avesse fatto, di certo la nostra conversazione non sarebbe stata così fruttuosa e interessante. Del resto anche questa serie di interviste che ho chiamato “Raccontando Hokuto”, può essere considerata figlia di Hokuto. Provo una grande emozione e quasi mi viene da piangere se penso che in fin dei conti siamo tutti figli di Hokuto.
    CITAZIONE
    garuzo
    Garuzo

    Free writer, è nato nella prefettura di Hiroshima, appartiene a quella che può essere considerata la prima, la più autentica generazione di lettori di Hokuto No Ken. Profondamente legato al maestro Hara e a Nobuhiko Horie è anche stato investito della carica di “ambasciatore ufficiale dell’opera”. Il suo nome compare fra i titoli di coda di Kenshiro Den e il suo personaggio preferito è Toki.

    LEGGI LA PRIMA PARTE

    Edited by Squalo Densetsu - 6/2/2015, 12:56
  9. .

    hokutogatari


    In occasione del trentesimo anniversario di Hokuto No Ken, Buronson ha rilasciato un’intervista ricca e piena di particolari interessanti sulla genesi e lo sviluppo di questo capolavoro senza tempo. Un’intervista che abbiamo prontamente tradotto per tutti i fans italiani!

    Traduzione a cura di MusashiMiyamoto



    Intervistatore: Innanzitutto, ci vuol raccontare le circostanze grazie alle quali è diventato responsabile dell’opera originale?

    Buronson: Mi è stato richiesto. Inizialmente si trattava di una storia ambientata ai giorni nostri… era in un riformatorio mi pare, no!? La struttura del racconto ruotava attorno a questo liceale, Kenshiro, che fugge da lì. Insomma, sembrava un moderno giustiziere.

    Intervistatore: In altre parole, possiamo dire che si è basato sugli episodi pilota per sviluppare la sua storia, giusto?

    CITAZIONE
    a01
    Hokuto No Ken – Episodi Pilota

    Ambientata ai giorni nostri, la storia vede il protagonista, Kasumi Kenshiro, combattere per vendicare la propria amata. Frasi celebri come "omae wa mou shinderu" o lo stesso protagonista (che diverrà il modello per Kenshiro), vedono la luce proprio in quel periodo. Questi due episodi, pubblicati su Fresh Jump nel 1983, riuscirono a conquistare il cuore dei lettori.
    Vedi scheda completa

    Buronson: Dopo averli letti, per prima cosa ho pensato che l’Hokuto Shinken fosse davvero interessante. E poi, quella frase “anta mou shinderu yo”… mi è entrata letteralmente in testa.

    Intervistatore: Praticamente anche per lei, maestro, quella frase tipica è divenuta un punto focale, giusto?

    Buronson: Ho pensato che con quell'arte marziale e con quella frase avrei potuto creare situazioni originali. Anche perché era possibile sfruttare quel lasso di tempo che intercorre tra il colpo e la morte effettiva.

    Intervistatore: Ahh, “fra quanti secondi morirai” e cose del genere. In pratica, si poteva usare questa caratteristica come espediente narrativo.

    Buronson: C’era però il problema riguardante l’ambientazione nell’era contemporanea. A mio avviso, non era l’ideale. Nel periodo in cui stavo creando The Doberman Detective mi era stato proposto di conferirgli proprio quell'essenza di giustiziere. Certamente avrò scritto uno o due episodi con quell’impostazione, ma non erano niente di particolare. Diciamo che, da autore della storia, ebbi proprio questa netta sensazione e magari fu proprio tale antefatto a spingermi a ritenere l’Hokuto assolutamente inadatto per un’opera ambientata nei giorni nostri.

    CITAZIONE
    a02a
    The Doberman Detective

    Serializzato sul settimanale Shonen Jump dal 1975 al 1979 dal duo Buronson e Shinji Hiramatsu. Storia disegnata in stile poliziesco basandosi inizialmente sul film “Dirty Harry”, è stata però, poi, modificata poco prima dell’inizio della serie dallo stesso Buronson.

    Intervistatore: E fu allora che avvenne il fatale incontro con il film “Mad Max 2″, giusto?

    Buronson: Già, Mad Max 2. Una terra desolata e senza legge è un’immagine che rimane impressa del resto, no? E così ho pensato di infilarci Kenshiro. E’ così che l’ho immaginato… ed è proprio in quell’istante che ho pensato “Funzionerà di certo!”

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    Difficile non conoscere Mad Max 2 – The Road Warrior (noto in Italia come Interceptor – Il guerriero della strada). Film tra i più visionari e rappresentativi dei primi anni ’80, ha lanciato definitivamente il mito di Mel Gibson ed ha lasciato un’impronta stilistica capace di influenzare non solo Hokuto No Ken, ma il mondo mediatico in generale.



    Intervistatore: Un mondo fatto di violenza che impersonifica l’adagio “La giustizia risiede nella forza”. Amo quel film.

    Buronson: Visto che è un mondo in cui non ci sono armi moderne ho pensato che senza dubbio le tecniche di combattimento sarebbero sopravvissute e, perdipiù, sarebbero diventate le armi più potenti.

    Intervistatore: Di certo se in un posto come quello ci fosse Kenshiro, non ci sarebbe da temere uno come Humungus. Anche con un’arma da fuoco di proiettili non potrebbe spararne molti… (ride)

    Buronson: In seguito ho deciso di basarmi sulla mia visita ai "Killing Fields" in Cambogia. Anni fa, in questi luoghi vennero perpetrati numerosi eccidi e, ancor oggi, ho in mente quella scena fatta di crani sparsi dappertutto. Perciò, prendendo in considerazione quell'esperienza, che rappresentava l'essenza della crudeltà e l'assurdità della violenza, ho ritenuto sarebbe stato un elemento appropriato da accomunare all'Hokuto Shinken.

    CITAZIONE
    Killing Fields

    E' l'appellativo dei campi di sterminio all'epoca del regime di Pol Pot in Cambogia. Lì venivano rinchiusi contro-rivoluzionari, intellettuali e uomini di cultura, tutte persone che venivano uccise una dopo l'altra. A tutt'oggi in quelle terre resta indelebile il ricordo, ormai scolpito nell'immaginario collettivo come "eredità negativa" del genere umano, di quei giorni terribili.

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    Intervistatore: In pratica, la visione del mondo: la civiltà allo sfascio, il mondo dominato dalla violenza e dalla paura.

    Buronson: E questi furono gli elementi alla base del primo episodio regolare. A quel punto, ovviamente, il problema era “cosa faremo nel secondo episodio?”. Nel primo ce la siamo cavata con l’impatto emotivo suscitato degli eventi ma, giustamente, un lettore si sarebbe chiesto: “perché mai questo tizio è in viaggio?”

    Intervistatore: Io, all'epoca, vedendo la scena finale in cui Kenshiro getta i semi di riso sulla tomba del vecchio Misumi e dice "Cresceranno...", ho pensato "questo manga sfonderà!". Tra i fan di Ken, tra cui mi metto anche io, è sicuramente una scena famosissima!
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    Buronson: In quel caso eravamo prossimi alla scadenza dei termini di consegna, bloccati con la trama e senza più tempo a disposizione. Così il maestro Hara si mise a disegnare e fu allora che mi balenò in mente quella frase tipica “Darà i suoi frutti… Cresceranno… “, come dire “Questo ci vuole!”. Il nostro Horie attendeva con impazienza il completamento del tutto e, dopo aver preso il lavoro, è uscito fuori e ha fatto un putiferio. A quel tempo il maestro Hara non veniva trattato proprio con i guanti. (ride)

    Intervistatore: Dove ho già sentito questa storia? Forse dal maestro Hara? (ride)

    Buronson: Non ricordo neanch’io quante volte avrò riscritto la storia del secondo capitolo, ma quell’ultima scena completava il corso della storia. Riuscivo a vedere come tutto si sarebbe sviluppato in seguito. Fu allora che decisi di tirare fuori dal cilindro una donna, Julia, e dare una spiegazione a quelle sette cicatrici sul petto.

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    Intervistatore: Cioè non avevano alcun significato inizialmente?

    Buronson: No, nessuno. Furono solo una trovata “modaiola” e null’altro. Un po’ come se fossero un tatuaggio o un marchio di fabbrica. “Mettilo nel racconto perché è figo, su”. Del resto, basta guardare quelle cicatrici per capire al volo che si tratta di Kenshiro, no? Se parli dell’uomo dalle sette cicatrici può essere soltanto Kenshiro, anche se non ti ricordi il nome.

    Intervistatore: E a quel punto viene introdotto Shin, un personaggio fondamentale.

    Buronson: Shin infligge a Kenshiro le cicatrici sul petto per portargli via Julia. Quando c’ho pensato mi son detto “Ma sei un genio!” Voglio dire, per essere una cosa inserita a posteriori era perfetta… (ride)

    Intervistatore: Questa frase qui mi ricorda un certo genio… Ma quello fasullo! (ride)

    Buronson: La storia non sarebbe potuta proseguire se non ci fosse stato quel momento chiave.

    Intervistatore: Quando sono diventato adulto mi è capitato di riflettere sul perché Shin abbia inflitto le cicatrici sul petto di Ken nella forma delle sette stelle del Grande Carro. Magari, Shin sentiva sin dall’inizio che Kenshiro sarebbe diventato molto forte ed era arrivato al punto di infliggergli le cicatrici in quel modo per far sì che strisciasse fuori dall’inferno nel quale era caduto, oppure in quanto nuovo successore che si sarebbe addossato le sorti dell’Hokuto. Insomma, come simbolo del Salvatore.

    Buronson: Però dato che al tempo della serie facevi le elementari, scommetto che hai pensato che Shin fosse semplicemente una carogna, vero?

    Intervistatore: In effetti l’ho pensato. In quel senso sia l’animo di Shin che avevo immaginato, sia il discorso delle sette cicatrici si sono rivelate entrambe aggiunte successive.

    Buronson: Ahaha. Già, proprio così. In realtà, la storia è veramente un susseguirsi di aggiunte fatte in seguito. So che la cosa può suonare male, ma non è che non avessi pensato allo sviluppo generale della trama, più che altro non avevo margini di tempo per elaborare meglio perché avevamo scadenze settimanali.

    Intervistatore: Da lettore la sensazione è che Hokuto No Ken sia pensato sulla lunga distanza, ma scopro ora che non è proprio così. Sembra più un campionato di baseball liceale, dove ci si concentra sulle partite una alla volta.

    Buronson: Sì, è proprio così. Ogni volta era una sfida e non si potevano assolutamente fare le cose in fretta e furia. Quindi, quando il maestro Hara veniva a chiedermi “Come dobbiamo andare avanti?”, io rispondevo “Non lo so neanch’io!”. Insomma, se non pensavo io non si poteva procedere. E il maestro Hara era nella spiacevole situazione di chi deve aspettare e la cosa gli ha creato non poche difficoltà. D’altro canto, stabilito il da farsi non si potevano certo dare indizi sul successivo sviluppo della storia, altrimenti avrei svelato particolari nascosti.

    Intervistatore: Un po’ quello che accade durante le riprese delle serie televisive. Ogni volta viene consegnato il copione di un singolo episodio. Sembra che tutti continuino a girare le scene pur non sapendo chi è il colpevole. Quando lei fa il discorso sullo svelare i particolari, in pratica è un po’ come quando viene stabilito il ruolo del colpevole e alla fine ci sarà una scena in cui si capirà chiaramente. Una cosa del genere.

    Buronson: Sì, una cosa del genere, direi. Nonostante tutto sono stati giorni grandiosi…

    Intervistatore: Assieme a Shin nasce il Nanto Seiken e, in seguito, entrano in scena quegli uomini che verranno chiamati “amici e rivali”.

    Buronson: Sì, l’Hokuto Shinken è una tecnica di estrema potenza o, piuttosto, una tecnica simile a una lama che taglia con decisione. Ma il Nanto Seiken rappresenta la tipica spada giapponese. E’ magnifico ed elegante. Simboleggia la leggerezza. Ed è per questa leggerezza nei movimenti del corpo che abbiamo pensato di assegnare nomi di uccelli alle sue tecniche.

    Intervistatore: Ecco, a proposito di Rei. Mi pare di aver letto da qualche parte che il personaggio era basato su Ichidō Rei di High School! Kimengumi. Ma è vero?

    Buronson: No no! Non è affatto così!

    Intervistatore: Ah, meno male. Il fatto è che sembrava plausibile da come l'avevano scritto. Le sembrerà esagerato ma, ora che è stato svelato l'arcano, nel conoscere la verità dopo trent'anni mi sento davvero sollevato. In ogni caso Rei è un personaggio importante e segna un punto di svolta nel racconto, no?

    Buronson: Il punto di svolta, per come la vedo io, non fu l’entrata in scena di Rei, bensì quella di Jagi.

    Intervistatore: Eh!? Davvero?

    Buronson: Il problema non è Rei, è che, narrativamente, puntammo tutto sull'idea del fratello maggiore. Se, al contrario, mi fossi concentrato solo su Rei, vista la presenza di Mamiya, sarebbe diventata una specie di storia d'amore. Avrebbe preso quella direzione, credo. Quindi, non appena Jagi è entrato in scena, il ventaglio di possibilità nello sviluppo del racconto si è ampliato. Senza contare che anche lo stesso Rei ne è rimasto coinvolto.

    Intervistatore: Ahh, giusto. Rei cercava l'uomo con le sette cicatrici sul petto. Ed era proprio il fratello maggiore di Kenshiro.

    Buronson: Non avrebbe funzionato se Jagi, ad esempio, invece di essere il fratello, fosse stato un bandito qualunque. Il racconto ha preso un'altra piega proprio perché sono fratelli. Oltretutto, il nome del protagonista era Kenshiro (四郎 Shirou - "quarto figlio")...

    Intervistatore: E difatti, in totale, ci sono tre fratelli maggiori...

    Buronson: Già. Stando così le cose, tutto il racconto ha preso una nuova direzione: "La lotta per la successione". Solo che, una volta creato Jagi, mi son reso conto che ancora non avevo riflettuto sui restanti due. Perciò ho detto al maestro Hara di disegnarli in ombra con i soli contorni.

    Intervistatore: Uno è il tipo enorme, l'altro il tipo brillante. Insomma, per prima cosa ha chiesto di disegnarli in questo modo e nient'altro.

    Buronson: Dal punto di vista del lettore mi rendo conto che forse renderli con una semplice silhouette sarà sembrato superficiale, ma una buona storia, sorprendentemente, è fatta anche di cose come questa.

    Intervistatore: Se a dirlo è lei, maestro, che ha creato una storia così bella, non c'è alcun dubbio, certo. In fin dei conti chissà quanta passione avrà profuso in tutto questo...

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    Buronson: A proposito, io non ho mai letto molto il manga, neanche dopo che è stato pubblicato in volumetti. Addirittura la seconda parte non l'ho letta mai neanche una volta.

    Intervistatore: Eh!? Neanche una volta? Intende dire che non l'ha proprio letto?

    Buronson: Esatto, solo ultimamente l'ho letto tutto dall'inizio, tutti i volumetti.

    Intervistatore: Questa sì che è una notizia! Ma per via del 30° anniversario?

    Buronson: Sì, c'entra anche questo, così come l'intervista di oggi e altre. Del resto, fino a ora, mi sono state poste le stesse domande tante volte e ho sempre e solo risposto che non ricordavo bene le cose. Così, adesso ho almeno più memoria di quanto accaduto negli ultimi trent'anni riguardo all'universo di Hokuto.

    Intervistatore: Mi sento molto sollevato! (ride) Bene, torniamo con rinnovato vigore al discorso sui fratelli. Come ha deciso la loro caratterizzazione?

    Buronson: Impostare la caratterizzazione è stato semplice. Sono i classici fratelli: il maggiore è forte, il secondo è intelligente, il terzo è la mela marcia della compagnia mentre l'ultimo è quello puro e innocente e si limita a seguire gli altri.

    Intervistatore: A livello generale può sembrare semplice, in effetti, eppure il modo di parlare di ciascun personaggio risulta peculiare. Raoh, ad esempio, utilizza spesso un linguaggio antico fatto di "Unu" e via dicendo.

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    Il registro linguistico usato da Raoh è fatto di espressioni e modi di dire che simboleggiano il guerriero antico. Venivano largamente utilizzate per sottolineare il ruolo del personaggio all'interno della storia o la sua forza oppure per evidenziare la sua dignità o austerità. Tra le tante parole un tipico pronome personale di seconda persona singolare equivalente al nostro generico "Tu" è "Unu". Questo pronome, utilizzato raramente oggigiorno e mai nella lingua di tutti i giorni, è corrspondente a un "Tu" in forma spregiativa. Viene spesso utilizzato per rimarcare la sua superiorità rispetto ai subordinati e a chi egli considera inferiore.

    Buronson: Dunque, vediamo, quando i personaggi forti utilizzavano parole auliche era per avvicinarli al modello dei samurai. Il linguaggio dei samurai era quello più appropriato perchè i protagonisti usavano espressioni molto incisive. Come dire che si incastravano perfettamente con le dimensioni e con lo stile austero di questi personaggi.

    Intervistatore: Al contrario il secondo fratello si riferisce a se stesso usando "Watashi". Sembra quasi un sacerdote o un frate.

    CITAZIONE
    Watashi è largamente utilizzato nella lingua moderna. Si tratta di un pronome personale di prima persona singolare corrispondente al nostro "Io". Viene usato nel linguaggio strettamente formale e cortese. Perciò si adatta benissimo alla figura di Toki.

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    Buronson: I personaggi si equivalgono e in base al modo di parlare si stabilisce la caratterizzazione. Quindi Toki parla così, Jagi parla come un teppista e via dicendo. E' stata una bella gatta da pelare.

    Intervistatore: E' anche grazie a certe cose che continua a piacermi così tanto pure adesso che ho 38 anni.

    Buronson: Quindi sei contento ci abbia perso il sonno.

    Intervistatore: A proposito, mi è capitato di parlare con Horie ed è venuto fuori il discorso che Raoh è un "volpone".

    Buronson: "Volpone" in che senso?

    Intervistatore: Per esempio quando Raoh chiede al suo avversario se ha mai visto la stella della morte e questi risponde di no, allora Raoh ribatte che non è ancora giunto il momento di combattere. Invece di affrontare Souther, non conoscendo il segreto del suo corpo, ha lasciato che fosse Kenshiro a farlo. Si impegnava solo in combattimenti in cui era sicuro di vincere. Il signor Horie me l'ha detto un po' scherzando ma è così. Se la vogliamo vedere in senso buono lo possiamo considerare come un nobile concetto di "supremazia schiacciante" o, nel peggiore dei casi come un furbacchione.

    Buronson: Sì, capisco, ma diciamo che Raoh ha il suo modo di ragionare. Del resto il suo compito, per esempio, è di sottomettere la Terra degli Shura.

    Intervistatore: Di questo argomento ne parleremo fra un po', quindi avrò modo di approfondire meglio. Comunque, in circa trent'anni, a me non è mai capitato di pensare a Raoh in questi termini perché la sua è una presenza assoluta e non lascia adito a dubbi. Il grado di perfezione nella caratterizzazione è superiore a chiunque altro.

    Buronson: Sì, diciamo che lui va oltre la furbizia, lui non ha bisogno di nessuno.

    Intervistatore: Quando è entrato in scena ha destato profonda impressione. Non trasmetteva un senso di calore, gelava il sangue. Nell'animo dei ragazzini di allora, veniva percepito all'istante in un modo che potrei sintetizzare così: "Ma questo è di tutt'altro livello rispetto agli altri", soprattutto vedendo i suoi occhi quando compare in sella a Re Nero.

    Buronson: Quando abbiamo deciso di presentare questo cavallo grande come un elefante, ho chiesto che ne venissero disegnate le sole orme, tanto da chiedersi chi mai potesse cavalcare un animale del genere. Così facendo, di certo qualcosa sarebbe saltato in mente ad Hara. Ed in effetti, poco dopo, non era proprio lì in cima ad una rupe che guardava giù?

    CITAZIONE
    a06
    Da come se ne parla nell'intervista, questa figura sembrerebbe la prima apparizione di Raoh. Ma Raoh si era già visto in precedenza nei flshback. Questa vignetta, semmai, è quella che meglio si addice ad esprimere la prima apparizione del "Re del Pugno". Quest'immagine restituisce in un istante la figura di Ken Oh, perché simboleggia la paura, la profonda inquietudine trasmessa da questo personaggio, Raoh, fiero della sua forza schiacciante.

    Intervistatore: Raoh, come personaggio, la sua apparizione l'aveva già fatta, ma è quella la figura di riferimento. In poche parole, Ken Oh lo vediamo da quel momento in poi. Rimane impressa a tal punto che non si può fare a meno di pensare che è questa la prima apparizione di Raoh.

    Buronson: E' lì la nostra più grande vittoria, nel portare i lettori a pensare "Guarda che personaggio pazzesco". Ripensandoci adesso, il maestro Hara ci ha messo circa una settimana per disegnarlo.

    Intervistatore: Kenshiro è un personaggio creato da Hara, mentre Shin è un personaggio che ha ideato lei. Dove ha trovato l'ispirazione?

    Buronson: Mi sono ispirato al teatro Takarazuka. Ricorda un po' il ruolo maschile (interpretato dalle donne) fatto di abiti sgargianti, appariscenti e di magnificenza. Per il resto mi sono ispirato al Kabuki e ad altre forme di figura estetica che fanno della bellezza la componente primaria.

    Intervistatore: Ah, capisco, però quella scena iniziale in cui è tutto nudo, per i ragazzini di allora è stata un'immagine un bel po' pesante, eh? (ride)

    Buronson: Beh, è un narcisista del resto. Un uomo bello come un adone che si accompagna a due donne. Ho poi lasciato ad Hara il compito di tirar fuori qualcosa in base alla sua immaginazione.

    CITAZIONE
    shin
    In Hokuto No Ken lui è il primo "amico e rivale" che merita d'essere ricordato, ovvero Shin, del Nanto Seiken. Inizialmente essendo l'unico esponente della tecnica, non vi erano le sei stelle di Nanto e il nome del suo stile, Nanto Koshu Ken, è stato aggiunto solo successivamente. Per quanto la sua apparizione sia più breve rispetto ad uno Shu o un Souther, il suo ruolo è stato fondamentale perché le sue azioni hanno avuto un'influenza determinante sullo svolgimento della trama e hanno contribuito a mettere il racconto sul giusto binario, come ad esempio l'aver inflitto le sette cicatrici sul petto di Kenshiro.

    Intervistatore: Insomma, si potrebbe dire che questa è una sorta di piacevole combinazione, sia la scena della comparsa di Re Nero e Raoh sia l'impressione destata dalla comparsa di Shin.

    Buronson: Shin, Raoh... a ripensarci adesso sono proprio dei bei nomi.

    Intervistatore: I nomi sono stati scelti in base ad ispirazione ben precisa?

    Buronson: Shin, come primo avversario è stato una vera e propria ispirazione (Buronson, probabilmente, intende il fatto che "Shin" significa "nuovo"), mentre Souther riprendere il South inglese, dato che fa parte di Nanto, Raoh, invece, significa pressappoco "Re demoniaco" mentre Jagi starebbe per "malvagio".

    Intervistatore: Mi sono spinto a pensare che Toki (トキ) corrispondesse all'ibis crestato giapponese, monumento naturale e specie protetta con il significato di "effimero", ma, per esempio, di Shu non ho idea.

    Buronson: Shu? Mi pare che l'abbiamo preso dal termine "yuushuu" (eccellente).

    Intervistatore: Cosa?! E' la prima volta che ne sento parlare!

    Buronson: Rei è la grazia, la leggiadria e la magnificenza. Tutti termini che provengono dall'ideogramma con lettura "rei". Proprio come la bellezza della danza di un uccello d'acqua.

    Intervistatore: Ci sono moltissimi personaggi, storie intricate, ma credo di aver compreso bene certi discorsi già quando avevo circa 9 anni. Ovviamente, crescendo, diverse parti mi sono risultate ancor più chiare, tanto da esclamare "Ma allora stavano così le cose". Ma, più che le arti marziali in se, sono stati piuttosto i personaggi che mi hanno colpito ed affascinato.

    Buronson: Sì, erano concetti semplici in fondo, del resto anche un bambino comprende la codardia, maltrattare il prossimo, la necessità di proteggere i deboli... neanch'io in realtà mi rendevo conto del target al quale mi stavo rivolgendo. Era essenzialmente rivolto agli adulti ma alla fine è si è dimostrato adatto a tutti.

    Intervistatore: Eh già! Il lunedì usciva il numero di Jump e io tornavo di corsa a casa e lo leggevo tutto d'un fiato. Poi, il giorno dopo, all'assemblea mattutina a scuola, il nostro maestro, che aveva in effetti poco più di vent'anni e lo leggeva, diceva cose del tipo: "Souther è un mito!"

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    Buronson: Sì, capisco, sotto questo punto di vista è un manga che solo Tetsuo Hara poteva disegnare. E' proprio grazie ai suoi disegni che anche tu ne sei rimasto coinvolto, caro Garuzou. Ed eri appena uno studente delle elementari. Insomma, quando si tratta di questa storia, Hara è l'unico e il solo.

    Intervistatore: E sì, sono parole molto profonde.

    Buronson: Quando ho ricevuto l'incarico di scrivere la trama per la serie regolare, ho letto i due episodi pilota e ho notato le vignette. L'Hokuto Shinken era interessante così come la frase "Anta mou shinderu yo!" (tu sei già morto). E' stata quella frase che mi ha entusiasmato eppure, se i disegni non mi fossero andati a genio, probabilmente avrei rifiutato l'incarico.
    CITAZIONE
    "Anta mou shinderu yo!"

    Anche se è stata modificata in "omae wa mou shindeiru", è presente nella storia sin dagli episodi pilota. Racchiude un concetto, ovvero che la vittima, pur essendo ancora viva e consapevole, è destinata ad una morte certa. Questo non fa altro che rendere ancora più misterioso l'Hokuto Shinken ma, soprattutto, ha stimolato Buronson a partecipare all'opera.

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    Intervistatore: E' proprio perché il disegno è affidato ad altri che si pretende che questo sia il più conforme possibile ai propri sentimenti ed emozioni.

    Buronson: I disegni del maestro Hara mi sono piaciuti e, allo stesso tempo, ho pensato che i disegni sarebbero anche cambiati se avessi sfruttato al massimo la storia.

    Intervistatore: Cosa intende con "cambiati"?

    Buronson: Era molto bravo ma ancora acerbo. In altre parole, aveva grossi margini di miglioramento come potenzialità. Se non fosse stato un mangaka di questo tipo, anche io non mi sarei divertito. Una buona opera, dopotutto, è fatta di disegni che migliorano sempre più.

    Intervistatore: In effetti in Hokuto No Ken lo stile di disegno si evolve sempre più. C'è un periodo in cui le gambe di Kenshiro sono straordinariamente lunghe.
    CITAZIONE
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    Il periodo in cui le gambe di Kenshiro appaiono più lunghe, corrisponde più o meno al momento in cui Rei combatte contro Raoh. Garuzou racconta che Hara avrebbe subito l'influenza di Captain Tsubasa (Holly e Benji). Se questa sia la verità o meno non si sa. Magari, in futuro, sarà lo stesso interessato a confermare questa idea.

    Buronson: Il maestro Hara, inizialmente, non voleva che io partecipassi all'opera.

    Intervistatore: Ah sì, quella storia lì. In tutta onestà ero indeciso se chiederglielo o meno.

    Buronson: No, ma ne ho già parlato. Dopo The Detective Doberman, non ho riscosso grandi successi, quindi sarebbe stato meglio avere un persona più affidabile, più credibile, no? Ovviamente, anch'io avrei rifiutato di netto se avessi saputo certe cose (ride).

    Intervistatore: Ahahahahah

    Buronson: Ma se le cose fossero andate così non ci sarebbero stati questi (indica i volumetti) e anche la mensola in questa stanza sarebbe stata vuota.

    Intervistatore: In altre parole io non mi sarei trovato qui seduto con lei. Fu un momento cruciale.

    Buronson: Mah, in fondo è una storia vecchia. Del resto non è che non andassimo d'accordo. Lui era molto giovane e per questo estremamente puntiglioso.

    Intervistatore: E sì, era molto giovane. Però, cavolo, a 22 anni disegnare in quel modo... io a quell'età ero bravo al massimo a giocare ai pachislot (ride).

    CITAZIONE
    garuzo
    Garouzou

    Free writer, è nato nella prefettura di Hiroshima, appartiene a quella che può essere considerata la prima, la più autentica generazione di lettori di Hokuto No Ken. Profondamente legato al maestro Hara e a Nobuhiko Horie è anche stato investito della carica di “ambasciatore ufficiale dell’opera”. Il suo nome compare fra i titoli di coda di Kenshiro Den e il suo personaggio preferito è Toki.

    PROSSIMAMENTE LA SECONDA PARTE DELL'INTERVISTA!!

    Edited by MusashiMiyamoto - 15/12/2016, 14:05
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    CITAZIONE (dt90 @ 27/12/2012, 21:12) 
    Cioè non è possibile impostare la difficoltà? O_o
    Che ha in più del gioco ps2? Oltre ad avere Juza intendo....

    No, purtroppo io l'ho abbandonato perchè davvero troppo ostico. Già le meccaniche del gioco originale sono un po' pesantucce se si pensa a quelle più "popolari" di uno Street Fighter qualsiasi, se poi me lo metti a livello di difficoltà impossibile...
    Comunque nel gioco non ricordo di aver visto Juza, però ho provato Shu. Mi sono piaciute le mosse, anche se come animazioni andrebbe rifinito.
    Speriamo che in futuro lordmike riesca a fare qualcosa per poter settare la difficoltà, perchè come gioco sembra comunque completissimo.
  11. .
    Già che mi avete fatto ricordare dell'esistenza del topic lo aggiorno un po' xD

    Siamo arrivati alla seconda serie, ecco il trailer:


    Ho visto il primo episodio (decimo se contiamo la prima serie) e per ora sembra promettere davvero bene.

    CITAZIONE
    Cmq, direi che gli omaccioni sono della prima e seconda serie, la terza comincia già ad essere di transizione per quanto riguarda il disegno.

    A dire il vero io la transizione vera e propria l'ho sentita nella quarta serie, anche se indubbiamente la terza ha gettato le basi per il suo stile "bizzarro".
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    Ma alla fine l'idea degli stand non è affatto male. Le Onde Concentriche sapevano troppo di Hokuto da Hokuto no Ken (per quanto avessero differenze sostanziali). Il problema, da quanto ho capito perché per ora sono fermo all'inizio della 4° serie, è come man mano gli stand comincino a diventare confusionari e mal realizzati. Per lo stile di disegno, si, molto meglio lo stile delle prime 4 serie.
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    CITAZIONE (Joseph Joestar @ 7/11/2012, 13:41) 
    CITAZIONE (allievo nanto @ 7/11/2012, 12:35) 
    mi hai veramente dato una bellissima notizia...ho sempre sognato di vedere BT in versione animata, e non vedo l'ora di ammirare joseph, wamoo e kars in azione...

    ps: m 17 puntate non saranno un po poche x la seconda serie???

    Bé, sono praticamente quasi il doppio di quelle previste per Phantom Blood, e considerando che quest'ultima serie è andata via troppo velocemente, si potrebbe fare così:

    Prime 2 puntate: Joseph contro Straitzo
    dalla 3a alla 5a puntata: Messico, Stroheim, Santana
    Dalla 6a alla 7a puntata: Caesar Zeppeli, Roma, risveglio delle altre creature delle tenebre + scontro
    Dalla 8a alla 10a puntata: allenamenti da Lisa Lisa
    11a puntata: Joseph vs Eisidisi
    12a puntata: arrivo in Svizzera, Stroheim contro Kars, battaglia per la pietra dell'Asia
    13a puntata e 16a: Whamoo + scontro
    17a puntata: sconfitta di Kars + finale


    Cavolo, non è nemmeno coerente con il manga, voglio proprio vedere come lo adatteranno, considerando che Battle Tendency è una delle parti migliori di JoJo.

    infatti... come per la prima serie mi sembra un po' tirata per le corte soprattutto la 17° puntata(lo scontro con kars ne necessita almeno 3 di puntate)

    cmq quoto penso sia la miglior saga di jojo forse anche più della 3° per i miei gusti... mi chiedo quand'è che riprenderà lo stile e i disegni di queste 2 serie, ormai si è focalizzato su quei cazz0 di stand che per la 3° serie fu una bella svolta innovò tutto... peccato che poi te li ha fatti venire a noia da quanto ne ha abusato, praticamente l'intero mondo era portatore di stand, per non parlare dello stile di disegno adottato dalla 4 in poi, vedere jotaro nella 6 potrebbe provocare un infarto ai vecchi fan... la 7° ho durato fatica a leggerla
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    CITAZIONE (dt90 @ 25/10/2012, 18:39) 
    Grazie Squalo Densetsu, ma purtroppo quella che intendevo io era la classica posa di Jotaro in primo piano con il dito che indica =(, sicuramente avrai capito che intendo....allora nn c'è proprio modo di reperire le altre immagini anche "spulciando" twitter? =((
    Ho notato che alcune foto poi le ha postate su un sito di host di immagini e nn su twitter.....

    Cmq qua nn somiglia a Ken, è + fedele all' Araki's style! :D

    http://media.animevice.com/uploads/1/11000..._18h19m45s0.png

    Un fan si è messo a raccogliere le immagini su Facebook: CLICCA :B):
14 replies since 13/12/2011
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